È morto Massimo Bordin, giornalista e storica voce di Radio Radicale, emittente della quale era stato per anni direttore, aveva 67 anni. Da giovane cronista si occupò di giudiziaria, una passione che coltivò sempre, continuando a offrire ai radioascoltatori dell’emittente della Lista Pannella, anche nella sua maturità, i resoconti dei più importanti processi celebrati nelle aule dei tribunali italiani. Le sue prolusioni e, puntata dopo puntata degli “Speciale Giustizia”, le sue conclusioni dopo l’ascolto delle registrazioni dei dibattimenti, sempre puntuali e forbite, non mancavano mai di riferimenti e spiegazioni di natura storica, sociale e politica.
Lo stesso nella sua creatura forse più famosa, la rubrica quotidiana “Stampa e regime”, la rassegna stampa di Radio Radicale seguitissima (raggiunse punte di 800.000 ascoltatori), dove fra un colpo di tosse e l’altro (Bordin era un accanito fumatore come il suo amico Giacinto Marco Pannella) le notizie venivano lette e commentate, non infrequentemente, con delle note ironiche ma mai fuori dalle righe.
E che dire delle interminabili trasmissioni domenicali con il vulcanico fondatore del Partito Radicale, le “Conversazioni con Marco Pannella”, che nei pomeriggi di quei giorni di festa a volte venivano intermezzate da siparietti involontari provocati da estemporanei battibecchi tra i due, che, come auspicava il leader radicale, si sarebbero dovuti ripetere più volte poiché… “aumentavano l’audience“.
Non ce l’ha fatta, il male alla fine a prevalso. Come ha spiegato in diretta il direttore di Radio Radicale Alessio Falconio, “Bordin aveva chiesto di poter vivere e lottare contro questa malattia nel massimo riserbo, e noi abbiamo rispettato la sua scelta”.
Era una voce amica che mancherà davvero, soprattutto nell’attuale deserto dell’informazione.Noi vogliamo ricordarlo riproponendo la sua voce, registrata nel corso di una delle sue ultime apparizioni in pubblico, forse l’ultima, in occasione dell’ultimo congresso del Partito Radicale, indetto alcune settimane fa a Roma per lottare contro i tagli dei finanziamenti all’editoria e il mancato rinnovo della concessione di servizio pubblico a Radio Radicale decisa dal governo Conte, quella che permette – ancora per poco purtroppo – la trasmissione di dirette e differite delle sedute del Parlamento e delle Commissioni parlamentari, oltre a tutto il resto dell’informazione che né la Rai (servizio pubblico profumatamente pagato dai contribuenti) né i privati forniscono.
La voce di Massimo Bordin resterà viva nelle registrazioni audio, la sua figura nelle menti e nei cuori, quella di Radio Radicale, invece, verrà soffocata da una decisione politica di coloro i quali si fecero vanto della loro sedicente caratteristica: la volontà di rendere tutto pubblico, in streaming, cosa che i fatti hanno smentito.