a cura di Giuseppe Morabito, generale dell’Esercito italiano in ausiliaria attualmente membro del Direttorio NATO Defence College Foundation – Ahmad Massoud il leader del Fronte di resistenza nazionale afghano si è recato in Austria per partecipare alla seconda conferenza di Vienna sull’Afghanistan in calendario per oggi, 24 aprile, in Austria. L’evento è stato organizzato in collaborazione con l’Istituto austriaco per gli Affari internazionali.
AHMAD MASSOUD A VIENNA
A esso prendono parte una trentina di attivisti dell’opposizione ai talebani e rappresentanti di vari movimenti politici e civili del Paese centroasiatico, tra i quali figurano ex membri del governo e del parlamento di Kabul, studiosi, attivisti, intellettuali, diplomatici, accademici e giornalisti. La conferenza si è concentrata principalmente sul rafforzamento della fiducia tra gli attori politici, civili e militari che si oppongono ai talebani. Inoltre, si discute sia su come continuare ed espandere la resistenza per la libertà dell’Afghanistan sia come fare crescente pressione sui talebani e sui loro sostenitori. Lo scopo è quello della elaborazione di un piano per uscire dalla crisi attuale. Ahmad Massoud, figlio dell’omonimo generale Massoud (storico combattente noto come «Leone del Panshir», è a Vienna. Ahmad Shah Massoud ha combattuto dapprima contro le forze di occupazione sovietiche, quindi, posto alla guida dell’Alleanza del Nord contro l’Emirato islamico dell’Afghanistan (lo “Stato” talebano del mullah Omar e dei suoi) fino al suo assassinio, perpetrato nel 2001 per mano di attentatori suicidi appartenenti ad al-Qaida, due giorni prima degli attentati dell’11 settembre.
LA CONFERENZA DELL’OPPOSIZIONE AFGHANA
Suo figlio Ahmad è fuggito in Tagikistan a seguito della conquista talebana dell’ultima roccaforte che era rimasta sotto il suo controllo, la Valle del Panshir, avvenuta nel settembre 2021, settimane dopo la caduta della capitale Kabul. Egli è tuttavia rimasto uno dei principali leader della guerriglia anti-talebana. Appare purtroppo chiaro che se la comunità internazionale non intraprenderà seri passi per affrontare l’attuale situazione, il proseguimento dell’attuale forma di relazioni con i talebani li incoraggerà ulteriormente a continuare con l’oppressione e lo sfruttamento della popolazione afghana. Quanto si discute a Vienna in questi giorni ha dunque lo scopo di non far cessare l’attenzione internazionale sulle problematiche che affliggono la popolazione di quel Paese centrasiatico.