VATICANO, ricorrenze. I sessant’anni della Pacem in Terris: dottrina sociale e sistema economico

L’11 aprile 1963 Giovanni XXIII promulgava una delle sue migliori encicliche, destinata a costituire la risposta della Chiesa alle più attuali problematiche in relazione alla convivenza civile fra i popoli e l’ordinamento giuridico

a cura di Gianluca Giorgio, per l’agenzia giornalistica ACI Stampa, Città del Vaticano, 11 aprile 2023 – In un momento storico delicatissimo nei rapporti fra le due grandi potenze, Usa e Urss, la voce del Pontefice si levò decisa e forte nel senso di una mediazione non solo indispensabile, ma utilissima nel risolvere ogni possibile conflitto. Aprendo il testo, si comprende da subito lo spessore intellettuale e spirituale di chi l’ha scritta e voluta, ma soprattutto l’analisi di quei temi così vicini all’esistenza dell’uomo. Diritti civili e religiosi, lavoro, mondo giuridico e tanto altro trovano sede nell’enciclica per la creazione di una società migliore. In un crescendo di valori e idee, lo scritto parte dai diritti inviolabili dell’uomo come la famiglia, l’educazione, l’abitazione e non ultimo il diritto ad un giusto salario, per poi allargarsi all’ordine internazionale.

INDEFETTIBILE SCENARIO DI PACE

In uno scenario di pace, e solo di pace, la persona può sviluppare tutto il proprio essere, abbandonando schemi o contrapposte ideologie. Ed è appunto il valore irrinunciabile della persona, l’oggetto della dottrina sociale della Chiesa che vede nel testo uno dei suoi più alti manifesti per l’affermazione dei principi evangelici e del vero bene della comunità civile. Non erano mancati interventi simili in materia a partire dalla Rerum novarum, in cui il Papa Leone XIII aveva aperto il campo a tale sensibilità nella realtà ecclesiale.

IL RIFERIMENTO ALL’UNIVERSO ECONOMICO

Non manca un chiaro riferimento al mondo economico e ai sistemi che governano il settore. In relazione al progresso, anche materiale, ma non scevro da quei principi morali e spirituali che guidano l’uomo nel quotidiano, si legge: «Dalla dignità della persona scaturisce pure il diritto di svolgere le attività economiche in attitudine di responsabilità. Va inoltre e in modo speciale messo in rilievo il diritto ad una retribuzione del lavoro determinata secondo i criteri di giustizia, e quindi sufficiente, nelle proporzioni rispondenti alla ricchezza disponibile, a permettere al lavoratore ed alla sua famiglia, un tenore di vita conforme alla dignità umana».

LE BASI PER LA SOLUZIONE DEI PROBLEMI DELL’ESISTENZA

Economia e lavoro sono le basi per la risoluzione di molti problemi dell’esistenza: interessante osservare come, oltre a ciò, è chiaro un richiamo al mondo dell’emigrazione con l’osservare come «ogni essere umano ha il diritto alla libertà di movimento e di dimora nell’interno della comunità politica di cui è cittadino; ed ha pure il diritto, quando legittimi interessi lo consiglino, di immigrare in altre comunità politiche e stabilirsi in esse. Per il fatto che si è cittadini di una determinata comunità politica, nulla perde di contenuto la propria appartenenza, in qualità di membri, alla stessa famiglia umana; e quindi l’appartenenza, in qualità di cittadini, alla comunità mondiale».

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