L’articolo del professor Cristian Randieri, pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale “Forbes”, affronta questo tema e delinea una prospettiva di estremo interesse. L’autore, esperto di tecnologia, ha avuto modi di sottolineare come l’AI possa venire utilizzata al fine di analizzare grandi quantità di dati in modo rapido ed efficiente. Tuttavia, egli sostiene altresì come l’AI non possa fare tutto, come ad esempio avere creatività, raggiungere forme di empatia e venire stimolata dalla curiosità.
L’AI SARÀ IN GRADO DI SOSTITUIRE LA CURIOSITÀ DEGLI UMANI?
La curiosità umana è fondamentale per l’innovazione e la scoperta. Gli esseri umani sono naturalmente curiosi e desiderano continuamente esplorare e scoprire cose nuove. Questa curiosità è fondamentale per lo sviluppo delle tecnologie e delle invenzioni che utilizziamo tutti i giorni. L’AI può analizzare i dati in modo molto efficiente, ma non ha una vera e propria curiosità; può imparare dai dati esistenti, ma non può porre domande o esplorare cose nuove che non sono già state programmate e questo costituisce un suo limite fondamentale, limite che sarà difficile superare completamente.
DUE FORZE COMPATIBILI E COMPLEMENTARI
«Tuttavia – aggiunge Randieri -, questo non significa che l’AI non possa essere utilizzata per supportare e potenziare la curiosità umana. L’AI può essere utilizzata per analizzare grandi quantità di dati e trovare schemi o correlazioni che potrebbero essere altrimenti difficili da individuare. In questo modo, potrà fornire agli esseri umani informazioni preziose che possono aiutarli a esplorare e scoprire cose nuove». In conclusione, l’AI non è in grado di sostituire la curiosità umana, ma potrà «supportarla», poiché ad avviso dello stesso Randieri si tratta di «due forze complementari in condizioni di lavorare assieme per fare grandi scoperte e innovazioni». Sarà dunque interessante vedere come questa relazione continuerà a evolversi nel futuro.
https://www.forbes.com/sites/forbestechcouncil/2023/03/22can-ai-replace-human-curiosity/