CINEMA, la scomparsa di Citto Maselli. Il regista aveva 92 anni; ad annunciarne la morte è stato il segretario del Prc; messaggio di cordoglio dell’Anpi

Se ne va un uomo del Novecento, lucido e coraggioso nell’impegno politico e sociale attraverso il suo lavoro di regista e autore

Era nato a Roma nel 1930 e a quattordici anni, in piena occupazione tedesca della città, si era distinto in seno all’Unione degli studenti italiani nel sostegno dei movimenti di liberazione della Resistenza. Figlio di un critico d’arte e fratello di una pittrice, venne ben presto in contatto con illustri personalità che lo indussero ad aderire al Partito comunista italiano. Alla fine della guerra lasciò il liceo classico, dove aveva conosciuto Luciana Castellina, per diplomarsi in seguito (1949) presso il Centro sperimentale di cinematografia fondato da Luigi Chiarini, che poi lo assumerà come assistente alla regia. Lavorò quindi con Michelangelo Antonioni (aiuto regista nel documentario “L’amorosa menzogna”, 1948), cineasta col quale stabilì un legame fatto di empatia artistica. Lavorò alla sceneggiatura del film d’esordio di questi, “Cronaca di un amore” (1950), quindi a “La signora senza camelie” (1953).

I SUOI DOCUMENTARI

Egli fu anche autore di una serie di documentari, tra i quali si ricordano “Bagnaia paese italiano” (1949), “Bambini” (1951), per il quale ottiene la collaborazione di Giorgio Bassani. Nel 1953 diresse l’episodio “Storia di Caterina” nel film “Amori in città”, ideato da Cesare Zavattini e collaborò con Visconti al film collettivo “Siamo donne” nell’episodio con Anna Magnani. Sempre Visconti gli presentò Goliarda Sapienza (che sarà la sua compagna per anni) e garantì per lui aiutandolo a realizzare il lungometraggio “Gli sbandati”, nel 1955. Il duro confronto tra Antonioni e Visconti portò alla rottura di Maselli con il primo. Nella sua vita si dedicò anche alla musica lirica, dirigendo al Teatro La Fenice l’opera “Trovatore” di Giuseppe Verdi. Un anno dopo fu di nuovo sul set con “La donna del giorno”, seguito da “I delfini” (1960) e “Gli indifferenti” (1964), quest’ultimo tratto dal romanzo di Alberto Moravia.

L’IMPEGNO E LA CONTESTAZIONE

La sua cifra fu l’accoppiamento della raffinatezza di stile alla sintonia con i tempi nuovi e con il neorealismo. Maselli accettò dirigere un giallo ironico, “Fai in fretta ad uccidermi… ho freddo”, interpretato da Monica Vitti e Jean Sorel, quindi la commedia “Ruba al prossimo tuo”, con Claudia Cardinale e Rock Hudson. Con l’avvento del ’68 Maselli si pone in prima fila nelle contestazioni della Mostra di Venezia, animando la storica associazione dei cineasti, l’ANAC, di cui è tra i fondatori e firma il rivoluzionario statuto della «nuova» Biennale, fotografando l’immobilismo snob degli intellettuali con il provocatorio “Lettera aperta a un giornale della sera” (1970). Nel 1975 girò uno dei suoi film migliori, “Il sospetto di Francesco Maselli” con Gian Maria Volontè che interpreta un militante comunista nell’Italia fascista, braccato dalla polizia segreta dell’Ovra. Undici anni dopo, nel 1986, con “Storia d’amore” porta la debuttante Valeria Golino alla Coppa Volpi quale miglior attrice alla Mostra del cinema. Per lui è una nuova svolta, si appassiona alla radiografia dei sentimenti e del femminile con titoli come “Codice privato”, “Il segreto” e “L’alba”.

UN LUCIDO UOMO DEL NOVECENTO

L’ultimo periodo della sua attività si caratterizzò per una cinematografia dichiaratamente ideologica e sociale: “I compagni” (1999), il documentario “Civico Zero” (2007), “Ombre rosse” (2009). Sperimentatore appassionato, fotografo d’avanguardia, memorialista attento (come nel suo bellissimo “Frammenti di Novecento”), assieme a Emidio Greco, Maselli nel 2004 ideò le “Giornate degli autori” a Venezia, come già aveva fatto più di trent’anni prima con le “Giornate del cinema italiano” nel 1972; insieme alla moglie Stefania Brai organizza i collettivi di cineasti per opere d’impegno civile come “Un altro mondo è possibile”, “Lettera dalla Palestina”, “Piazza San Giovanni”. Francesco Maselli è stato un uomo del Novecento in grado di guardare anche oltre. Ad annunciare la sua morte è stato il segretario del Partito della rifondazione comunista, mentre tra i messaggi di cordoglio pervenuti c’è quello dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia (Anpi): «Ciao Citto, compagno di antifascismo: tutta l’Anpi ti saluta con riconoscenza e commozione».

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