Si tratta di un ritorno alla normalità, o è solo calma apparente? A questo interrogativo ha tentato di fornire una risposta il periodico specializzato “agricultura.it”, che in un suo articolo pubblicato di recente – https://www.agricultura.it/2023/03/06/commodities-agricole-la-fiammata-dei-prezzi-del-2022-ha-sfavorito-i-paesi-trasformatori-come-litalia/ – ha reso note le conclusioni delle analisi al riguardo effettuate da Nomisma.
VII FORUM AGRIFOOD MONITOR
È da questo punto che parte la riflessione del VII Forum Agrifood Monitor, organizzato dall’autorevole società di consulenza con sede a Bologna, in collaborazione con CRIF, nato per comprendere le possibili evoluzioni della filiera agroalimentare. L’analisi presentata mostra dinamiche sui mercati internazionali profondamente mutate, tanto che, secondo la FAO, considerando le superfici in Ucraina seminate a cereali invernali (per il raccolto 2023), queste risultano inferiori del 40% rispetto alla media del 2017-2021. Una riduzione che coinvolge anche il mais, coltivazione per cui si prospetta una produzione di circa 21 milioni di tonnellate contro i 34 della media 2017-2021. A questo si aggiunge la scadenza dell’accordo, prevista per il 18 marzo, per il “grano del Mar Nero”, stipulato con Russia, Turchia e Onu. Anche l’Argentina, che assieme all’Ucraina pesa sull’export mondiale di mais per il 35%, a causa della siccità prevede per il 2023 una riduzione sensibile sia nella produzione sia nell’export.
CROLLO DELLA PRODUZIONE COMPENSATO DAL BRASILE
Questa dinamica, si sottolinea da Nomisma, viene compensata a livello globale dalla crescita del Brasile, che nel 2022 è diventato il primo esportatore assieme agli Stati Uniti per questo tipo di cereale. Artefice e protagonista dello scatto in avanti del Paese sudamericano è stato proprio il mais (+230%), per il quale l’Italia ha registrato nello stesso anno (complice la perdurante siccità che ha interessato le zone più vocate a questa coltivazione) un raccolto più basso del 24% rispetto alla media 2017-2019, praticamente pari alla metà rispetto al picco avuto nel 2014. «Nel panorama dei top esportatori mondiali di prodotti agroalimentari, il Brasile rappresenta il Paese che più ha guadagnato da questo scenario fortemente condizionato da tensioni geopolitiche e avversità climatiche», sottolinea al riguardo Denis Pantini, responsabile Agroalimentare di Nomisma.
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