Roma, 9 marzo 2023 – A livello nazionale attualmente gli immobili online sono 600.000, dei quali 250.000 gestiti da imprese, dunque da operatori professionali; complessivamente, il valore delle prenotazioni derivante dal mercato degli affitti brevi nel 2022 è stato di circa dodici miliardi di euro, con un indotto che va moltiplicato per quattro. Questo significa che per ogni euro corrisposto da un viaggiatore in canone di locazione di una casa in cui soggiornare, ne vengono spesi almeno quattro nell’indotto, tra trasporti, esperienze, cultura ed enogastronomia.
LE CIFRE FORNITE DA AIGAB AL SENATO
Sono alcuni dei dati che l’Associazione italiana affitti brevi (AIGAB) ha esposto questa mattina attraverso l’intervento del suo presidente, Marco Celani, nel corso dell’audizione presso la IV Commissione del Senato della Repubblica, competente per le Politiche dell’Unione europea, che era chiamata a esaminare le modifiche al regolamento europeo sugli affitti brevi in discussione al Parlamento. Celani ha avuto modo di delineare il perimetro del mercato italiano: «Rispetto all’asset delle seconde case non utilizzate – ha egli argomentato -, circa 6,3 milioni, quelle immesse nel circuito del vacation rental sono soltanto 600.000, delle quali un terzo gestite da imprese. Complessivamente, gli operatori professionali sono quasi 30.000, con un indotto nel mondo del lavoro tra 120 e 150.000 persone. Il vacation rental vale dieci miliardi di euro, dei quali sette intermediati da Online Travel Agencies, con 550.000 alloggi online».
INCREMENTARE IL PIL SENZA STANZIAMENTI IN BILANCIO
«Un raddoppio dimensionale guidato dall’aumento degli immobili online – ha aggiunto Celani – può incrementare il prodotto interno lordo anche in assenza di investimenti pubblici, ma esclusivamente grazie a interventi di natura normativa». Infatti, sulla base delle stime elaborate dal Centro studi AIGAB, lo Stato dovrebbe essere in grado di raccogliere circa un miliardo all’anno da cedolare secca e 300 milioni dall’Iva (imposta sul valore aggiunto) sulle commissioni di gestione. Per bocca dello stesso Celani è poi stata rivolta la richiesta di AIGAB: «Il property manager, in quanto operatore professionale che gestisce le unità immobiliari di numerosi proprietari di immobili, va riconosciuto quale attore fondamentale del settore, poiché è il miglior alleato delle Istituzioni nel vigilare sulla legalità. Il sommerso è infatti l’elemento che impatta negativamente sulla concorrenza, principale fattore di disturbo dell’attività nel campo degli affitti brevi».
ARMONIZZARE LA RACCOLTA DEI DATI
«Come associazione di categoria – ha egli proseguito nel corso dell’audizione al Senato – vediamo positivamente un regolamento europeo che punti ad armonizzare la raccolta dei dati. Il fenomeno degli affitti brevi è in rapido sviluppo in ragione dei molti fattori che non possono venire ignorati o banalizzati. Il primo e più importante è costituito dal trend demografico negativo che svuota le case degli italiani e le rende un fardello per le famiglie che le ereditano, che si trovano quindi di fronte all’alternativa se venderla oppure metterla a reddito. L’affitto a lungo termine è l’opzione preferita, poiché sono oltre 4,5 milioni le case che hanno questa destinazione. Gli affitti brevi sono un ripiego temporaneo per chi non ha ancora deciso cosa fare della propria casa o non vuole bloccarla per troppo tempo, oppure non si sente di correre un rischio di insoluto troppo alto, ovvero ancora, semplicemente, la casa è più adatta o più remunerativa nel circuito del breve».
UBICAZIONE DELLE CASE ONLINE
La maggior parte delle case online sono in destinazioni secondarie, deserte d’inverno e popolate d’estate, mentre soltanto una piccola parte di loro si trovano nei centri storici (meno del 10% del totale). «Siamo d’accordo con l’obiettivo di misurare il fenomeno – puntualizza Celani -, raccogliendo informazioni da host privati e dalle piattaforme, riteniamo tuttavia che quando una casa è gestita da un property manager professionista debba essere lui il titolare degli adempimenti, in quanto si tratta del soggetto che dispone del più completo set informativo sulle prenotazioni relative all’immobile. Ogni piattaforma vede solo la sua parte di prenotazioni, mentre il property manager vede l’intero calendario e in Italia è già responsabile di una serie di adempimenti ben più rilevanti: dall’essere sostituto d’imposta, alla responsabilità della raccolta e versamento della tassa di soggiorno, al riconoscimento dell’ospite, invio dati alle questure e all’Istat. Come si può evincere, si tratta di adempimenti molto più rilevanti di una semplice raccolta dati aggiuntiva».
LA FIGURA PROFESSIONALE DEL «PROPERTY MANAGER»
Rimarcano da AIGAB che, per altro, sono tutti adempimenti posti a carico degli imprenditori che svolgono professionalmente questa attività. «Il property manager deve essere visto come un alleato delle Istituzioni, dunque la crescita di questa professione deve venire valorizzata in quanto è in grado di contribuire al ripopolamento dei borghi, alla capacità di attrazione di viaggiatori stranieri che contribuiscono positivamente al saldo della bilancia dei pagamenti, all’indotto. Si tratta di imprenditori che investono in tecnologia e marketing, assumono dipendenti in Italia, spesso richiamandoli da esperienze all’estero. Se il Parlamento italiano facesse suo l’emendamento proposto da AIGAB metterebbe un tassello importante nel monitoraggio efficace del fenomeno affitti brevi e nel dare agli enti locali degli alleati nella salvaguardia della legalità e del livello di servizio agli ospiti».
LA CASA: UN BENE RIFUGIO
Conclude Celani nella memoria depositata da AIGAB e acquisita dalla IV Commissione di Palazzo Madama, che «i proprietari che scelgono di affidare la propria casa bene-rifugio ai property manager, che gliela gestiranno professionalmente nel pieno rispetto di tutti gli adempimenti che il sistema normativo e fiscale prevede. Lo fanno non attratti da facili guadagni, dato che la redditività degli affitti brevi non è poi così diversa da quella derivante dai cosiddetti “4+4”; lo fanno perché si sentono garantiti da una gestione professionale certificata. A parità di redditività per il proprietario, va detto poi che un immobile gestito con le locazioni brevi genera per lo Stato circa il doppio di tasse tra cedolare secca, Iva e tassa di soggiorno rispetto a un contratto tradizionale 4+4. Inoltre, gli imprenditori del turismo professionale in appartamento sono facilmente monitorabili ed essendo organizzati in forma di impresa fanno emergere completamente l’Iva sulle commissioni di prenotazione, oltre ad agire da sostituto di imposta, per conto dei proprietari riguardo la cedolare secca, e da agente riscossore per i comuni rispetto alla tassa di soggiorno».