L’agenzia di stampa governativa siriana “Sana” riferisce che l’aeroporto internazionale di Damasco è stato messo fuori servizio per alcune ore a causa di un attacco missilistico effettuato intorno alle due di notte di domenica dalle forze armate israeliane, raid che ha provocato la morte di quattro persone e il ferimento di alcune altre. Secondo la medesima fonte, che ha ripreso un comunicato del ministero dei trasporti siriano, la praticabilità della pista solitamente impiegata per i voli civili sarebbe stata ripristinata a partire dalle ore nove di questa mattina, mentre quella destinata ai vettori merci e di emergenza, oltreché a quelli che trasportano gli elementi apicali delle milizie filoiraniane impegnate in Siria, sarebbero tuttora fuori uso.
OBIETTIVO DEL RAID: PASDARAN ED HEZBOLLAH
Da Gerusalemme non è pervenuta alcuna rivendicazione di responsabilità per l’azione militare, né smentite, tuttavia, l’Osservatorio siriano per i diritti umani (Sohr), organizzazione che ha la propria sede nel Regno Unito, ha diffuso la notizia secondo la quale l’attacco avrebbe avuto come obiettivo dei membri del Corpo delle Guardie rivoluzionarie iraniane (Pasdaran) e appartenenti alla milizia sciita libanese filo-iraniana Hezbollah, in quel momento presenti nell’area aeroportuale. Secondo la medesima fonte, oltre alle quattro vittime, il bombardamento avrebbe anche danneggiato un magazzino situato nei pressi dell’infrastruttura. In passato Israele ha denunciato la realizzazione di basi militari iraniane nei pressi del sedime aeroportuale damasceno.
ARMI IRANIANE ATTRAVERSO LA SIRIA
Non si tratta di una novità, poiché anche nel giugno scorso i velivoli recanti la stella di Davide avevano colpito l’area provocando ingenti danni e rendendo inutilizzabile la pista principale, con la conseguente chiusura dello scalo per due settimane. Le autorità dello Stato ebraico affermano che quell’aeroporto venga utilizzato per il contrabbando di armi dall’Iran. Quello effettuato la scorsa notte è stato il primo strike dell’anno, oltreché il primo dall’insediamento del nuovo esecutivo di destra presieduto da Benjamin Netanyahu. Nel corso del 2022 il Sohr ha monitorato complessivi 32 attacchi attribuiti a Israele al territorio siriano, raid che hanno provocato la morte di 89 militari. I danni derivanti dal bombardamento di domenica notte hanno costretto i siriani a ridurre di 500 metri la lunghezza della pista rimasta parzialmente utilizzabile, ma questo fa sì che al momento non vi possano atterrare velivoli di grandi dimensioni come quelli da trasporto.
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Le immagini satellitari diffuse dopo l’attacco missilistico evidenziano come le armi di precisione israeliane abbiano colpito ripetutamente una delle piste, mentre l’altra è stata danneggiata da un solo missile. I vertici militari dello Stato ebraico ritengono che il transito delle armi di dimensioni relativamente grandi inviate dalla Repubblica Islamica dell’Iran a siriani, Hezbollah e agli altri suoi proxi, avvenga attraverso la Siria mediante compagnie aeree cargo di Teheran che frequentemente fanno scalo presso l’aeroporto internazionale di Damasco e alla base aerea Tiyas (o T-4), situata nei pressi della città di Palmyra, nella Siria centrale. Sempre secondo la Difesa israeliana, questi carichi di armi verrebbero poi depositate in magazzini nella zona prima di essere trasportate in Libano. Negli ultimi tempi le forze armate dello Stato ebraico hanno anche attaccato ripetutamente i sistemi di difesa aerea siriani. Gli ultimi raid effettuati in Siria risalgono al 20 dicembre scorso, quando venne bombardato un sito segreto di droni di Hezbollah presso la città di Homs, oltre a numerosi altri obiettivi nell’area di Damasco.