«Non c’è sindacato senza lavoratori e non ci sono lavoratori liberi senza sindacato. Viviamo un’epoca che, malgrado i progressi tecnologici ha in parte deluso le aspettative di giustizia in ambito lavorativo e questo chiede anzitutto di ripartire dal valore del lavoro, come luogo di incontro tra la vocazione personale e la dimensione sociale», queste le parole pronunziate stamane dal Pontefice nel corso dell’incontro con i delegati del sindacato Cgil , che ha avuto luogo nell’aula Paolo VI in Vaticano.
IL LAVORO COSTRUISCE LA SOCIETÀ
«Il lavoro – ha proseguito Sua Santità – costruisce la società. Esso è un’esperienza primaria di cittadinanza, in cui trova forma una comunità di destino, frutto dell’impegno e dei talenti di ciascuno. Tra i compiti del sindacato c’è quello di educare al senso del lavoro, promuovendo una fraternità tra i lavoratori. Non può mancare questa preoccupazione formativa. Essa è il sale di un’economia sana, capace di rendere migliore il mondo. Accanto alla formazione è sempre necessario segnalare le storture del lavoro. La cultura dello scarto si è insinuata nelle pieghe dei rapporti economici e ha invaso anche il mondo del lavoro. Lo si riscontra ad esempio là dove la dignità umana viene calpestata dalle discriminazioni di genere: perché una donna deve guadagnare meno di un uomo? lo si vede nel precariato giovanile o, ancora, nella cultura dell’esubero. Troppe persone soffrono per la mancanza di lavoro o per un lavoro non dignitoso: i loro volti meritano l’ascolto e l’impegno sindacale».
LA CULTURA DELLO SCARTO SI INSINUA NEI RAPPORTI ECONOMICI
Bergoglio ha quindi espresso la propria preoccupazione riguardo alla sicurezza dei lavoratori: «Ci sono ancora troppi morti, mutilati e feriti nei luoghi di lavoro – ha vibratamente sottolineato -, e ogni morte sul lavoro è una sconfitta per l’intera società. Più che contarli al termine di ogni anno, dovremmo ricordare i loro nomi, perché sono persone e non numeri. Non permettiamo che si mettano sullo stesso piano il profitto e la persona. L’idolatria del denaro tende a calpestare tutto e tutti e non custodisce le differenze. Si tratta di formarsi ad avere a cuore la vita dei dipendenti e di educarsi a prendere sul serio le normative di sicurezza: solo una saggia alleanza può prevenire quegli incidenti che sono tragedie per le famiglie e le comunità».
CONDANNA DELLO SFRUTTAMENTO SCHIAVIZZANTE
Ferma condanna anche dello sfruttamento delle persone «come se fossero macchine da prestazione. Ci sono forme violente, come il caporalato e la schiavitù dei braccianti, la costrizione a turni massacranti, il gioco al ribasso nei contratti, il disprezzo della maternità, il conflitto tra lavoro e famiglia. Quante contraddizioni e quante guerre tra poveri si consumano intorno al lavoro! Negli ultimi anni sono aumentati i cosiddetti lavoratori poveri. Il sindacato è chiamato ad essere voce di chi non ha voce. Vi raccomando l’attenzione per i giovani, spesso costretti a contratti precari, inadeguati e schiavizzanti». Infine, egli ha affrontato il fenomeno delle dimissioni dal lavoro, cioè quello delle «persone che insoddisfatte si mettono in cerca di altre opportunità. Questo non è disimpegno, bensì necessità di umanizzare il lavoro. Siate dunque sentinelle del mondo del lavoro, generando alleanze e non contrapposizioni sterili. La gente ha sete di pace, soprattutto in questo momento storico, e il contributo di tutti è fondamentale. Educare alla pace anche nei luoghi di lavoro».