In missione per conto del Pontefice, il cardinale Kurt Koch, prefetto del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, si è recato lo scorso 28 ottobre a Belgrado, dove è stato ricevuto dal Patriarca ortodosso di Serbia, Porfirije. La notizia è stata resa nota dal Patriarcato di Belgrado, che non ha indicato se sia stata discussa anche la possibilità di una visita del Papa in Serbia, che si vocifera sia in preparazione da molti anni.
DOPO LA SCOMPARSA DI IRENEJ LA POSIZIONE DI PORFIRIJE
Porfirije ha preso il posto del Patriarca Irenej, scomparso due anni or sono a causa di una infezione da Covid a più di novant’anni. Dopo la morte di quest’ultimo, si ritenne che la leadership del suo successore sarebbe stata improntata a una maggiore apertura su alcuni spinosi temi («conciliante» è il termine utilizzato entro le Mura leonine), in particolare riguardo all’opposizione alla canonizzazione del cardinale croato Aloijzije Stepinać, fortemente osteggiata dalla Chiesa ortodossa serba. Posizione che tuttavia non è mutata, neppure dopo che Bergoglio aveva istituito una commissione storica congiunta che, però, aveva portato a un nulla di fatto. Porfirije ha dunque lasciato intendere che non andrà avanti sulla questione.
SCHELETRI NELL’ARMADIO
Aloijzije Stepinać fu una personalità molto controversa, poiché chiuse i propri occhi di fronte alle azioni dello Stato ustascia croato di Ante Pavelić, entità territoriale formalmente sotto la corona dei Savoia (Tomislavo II era infatti un membro della famiglia reale italiana appartenente al ramo cadetto degli Aosta), seppure rispondesse più agli ordini di Hitler che di Mussolini, che negli anni precedenti ne era stato il mallevadore. Che i cattolici lo venerino pure sui loro altari, tuttavia tengano ben presente che egli non ignorava i massacri perpetrati in quegli anni dagli uomini di Pavelić, non soltanto nei confronti dei nemici politici, ma anche di ebrei, rom e, financo, musulmani, questi ultimi alleati dei croati contro Tito.
UNA PASQUA COMUNE PER CRISTIANI E ORTODOSSI
Durante il suo viaggio in Serbia, il cardinale Koch ha avuto modo di incontrare anche l’arcivescovo cattolico di Belgrado Stanislaw Hocevar, egli ha inoltre tenuto una conferenza sul tema relativo al MDCC anniversario del primo Concilio ecumenico di Nicea, ricorrenza la cui celebrazione è prevista per il 2025. «La speranza – ha dichiarato il prelato giunto nei Balcani da Roma nel corso del suo discorso pronunciato durante la manifestazione “Il Grido della pace” – è che si arrivi ad avere una data unica per la Pasqua da parte di tutte le confessioni cristiane».
I SALUTI DEL PONTEFICE
Nell’incontro con Porfieije, Koch ha recato i saluti e il ringraziamento del Pontefice per l’omelia che il patriarca ortodosso ha tenuto durante la consacrazione della rinnovata e riaperta cattedrale di San Nicola a Vukovar. Porfirije ha replicato affermando di aver incontrato Papa Francesco in tre occasioni, includendo anche l’Incontro mondiale per la Pace del 2016 ad Assisi. Egli ha altresì ringraziato la Santa Sede per la posizione che mantiene sulla questione del Kosovo (Kosovo i Metohija per i serbi), già provincia serba dove nei secoli l’etnia maggioritaria è divenuta quella albanese, proclamatasi indipendente nel 2008 dopo un sanguinoso conflitto che ha visto il determinante intervento della NATO.
LA CONTROVERSIA SUL KOSOVO
La Santa Sede, pur avendo promosso visite nel Paese, tra le quali una del Segretario di Stato vaticano, non ha ancora riconosciuto il Kosovo quale Stato sovrano, al pari di quanto fatto dalla Serbia. Il Patriarca ortodosso di Belgrado ha infine pregato per la riconciliazione e il perdono tra serbi e croati. Al suo fianco vi erano il metropolita montenegrino Joanikije e il vescovo di Novi Sad, Irinej, che hanno preso parte all’incontro con il cardinale Koch, a sua volta accompagnato dall’arcivescovo Hocevar.