AFRICA, Ciad. Chiesa cattolica: i vescovi si autosospendono dal Dialogo nazionale promosso dalla giunta militare

La sospensione della partecipazione da parte della rappresentanza della Conferenza episcopale ciadiana segue le dure critiche espresse a fine agosto dai leader delle associazioni e dei movimenti cattolici. «L’impressione –si afferma - è quella di «assistere a una campagna elettorale con da un lato chi sostiene il cambiamento e un rinnovamento della classe politica, e dall'altro, chi vuole continuare a gestire una macchina abilmente orchestrata»

I vescovi ciadiani si sono autosospesi dal partecipare al Dialogo nazionale inclusivo e sovrano (DNIS) promosso dalla giunta militare che ha preso il potere nel paese africano nell’aprile dello scorso anno, denunciando che «non c’è stato alcun dialogo», poiché per loro «il dialogo si basa sull’ascolto reciproco», mentre l’impressione è quella di «assistere a una campagna elettorale con da un lato chi sostiene il cambiamento e un rinnovamento della classe politica, e dall’altro, chi vuole continuare a gestire una macchina abilmente orchestrata».

DISPONIBILI A UNA SINCERA RICONCILIAZIONE

Per i vescovi – informa l’agenzia ACI Stampa -, anche i diversi gruppi che partecipano ai colloqui iniziati a Ndjamena il 20 agosto vivono «una crisi di fiducia», e che per questo si sono sentiti in dovere di sospendere la loro partecipazione, pur dichiarandosi disponibili a continuare a offrire i propri servizi in tutte le successive fasi di riconciliazione, «se queste – affermano – saranno sincere». La sospensione della partecipazione da parte della rappresentanza della Conferenza episcopale ciadiana al DNIS segue le dure critiche espresse a fine agosto dai leader delle associazioni e dei movimenti cattolici (Union des cadres chrétiens catholiques du Tchad-Ucct; Union des femmes chrétiennes catholiques du Tchad-Ufcct); Réseau des anciens Jécistes d’Afrique au Tchad-Raja-T); tra le questioni aperte figura la mancanza di inclusività e l’esercizio di egemonia da parte di alcuni gruppi.

BOICOTTAGGIO DEL DNIS IN ATTESA DELLE PROMESSE LIBERE ELEZIONI

Lanciato nel 2021 ma rinviato più volte, il cosiddetto DNIS era stato boicottato dalla maggioranza dell’opposizione e da due dei più potenti movimenti ribelli armati. Dopo tre giorni di assedio alla sede del partito di opposizione Les Transformateur, l’assedio era stato poi tolto il giorno 4 febbraio. Il generale Mahamat Idriss Déby Itno, autoproclamatosi nell’aprile 2021 capo di Stato e posto al vertice di un consiglio militare formato da quindici generali alla morte del padre, il presidente Idriss Déby Itno, aveva immediatamente promesso appunto un dialogo nazionale, il DNIS, inclusivo e sovrano, oltre a «elezioni libere e democratiche entro diciotto mesi», che tuttavia finora non hanno però ancora avuto luogo.

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