Gli ultimi soldati francesi presenti in Mali si sono infatti spostati nel confinante Niger, concludendo formalmente una missione durata quasi un decennio, che era stata decisa quale parte di uno sforzo teso a contrastare la minaccia militante islamista che si stava diffondendo nella vasta regione tra il deserto e la savana del Sahel.
DETERIORAMENTO DELLA SITUAZIONE NEL SAHEL
Un complesso e oneroso impegno che ha forse sovraesposto lo strumento militare di Parigi, una missione conclusasi con scarsi risultati nonostante le risorse in termini di vite umane e materiali consumate. Oggi la situazione nella regione risulta vieppiù insicura, anche a causa dell’incremento e della stabilizzazione della presenza dei gruppi armati legati sia ad al-Qaeda che a Islamic State. Il ritiro francese era stato accelerato nell’agosto del 2020 dalla crisi nelle relazioni tra l’Eliseo e la giunta militare golpista di Bamako e gli attacchi armati degli islamisti sono gradualmente aumentati di pari passo al disimpegno deciso da Emmanuel Macron.
SI SPOSTA IL BARICENTRO DELLA VIOLENZA
La recrudescenza delle violenze nella regione saheliana confermerebbe lo spostamento del baricentro dell’azione delle organizzazioni islamiste di varie matrici dal Medio Oriente e dall’Asia meridionale all’Africa centrale e occidentale. Se nei primi sei mesi del 2022 in Mali 2.700 persone hanno perso la vita a causa di guerriglia e terrorismo (40% in più rispetto all’intero anno precedente), in Niger i morti sono di poco diminuiti, tuttavia ci si attende che entro la fine dell’anno in corso superino le mille unità, questo mentre in Burkina Faso nel primo semestre del 2022 sono perite più di duemila persone.
DILAGANO LE FORMAZIONI ARMATE ISLAMISTE
Nella Nigeria settentrionale Islamic State starebbe soppiantando Boko Haram. Gli orfani del califfato risultano molto attivi anche in Africa centrale e orientale, dal Mozambico settentrionale all’Uganda fino alla Repubblica Democratica del Congo, mentre in Somalia al-Shabab (formazione nata dalle Corti islamiche e originariamente collegata ad al-Qaeda) permane potente. Secondo alcuni analisti Islamic State sarebbe oggi attivo in almeno venti paesi africani, dove starebbe gettando le basi del proprio futuro, forse persino nei termini statuali sperimentati precedentemente in Siria e Iraq. Un terreno oltremodo fertile, poiché al momento in Africa non si rinvengono i presupposti necessari all’organizzazione di una risposta sul piano militare e politico a questo progetto.
BAMAKO SI AFFIDA ALLA WAGNER
La giunta attualmente al potere in Mali (seppure i militari lo neghino decisamente) cerca di sostituire i francesi con i contractors russi del Wagner Group e, si ritiene, che assieme a essi nel marzo scorso abbia portato a termine una serie di operazioni culminate con esecuzioni di massa nella regione centrale del paese. Se la cessazione di gran parte della cooperazione in materia di sicurezza precedentemente avuta con le forze francesi e i partner internazionali ha contribuito al deterioramento del livello di sicurezza, l’arrivo della Wagner ha accentuato le violazioni dei diritti umani, con scarsi risultati, però, sul piano del contrasto delle organizzazioni armate islamiste. Esse, ormai insediatesi nel territorio, non soltanto continuano a operare consolidando la loro forte presenza, ma spesso espandono il proprio raggio di azione in spazi sempre più vasti.