STRATEGIA, Occidente. Le preoccupazioni di Henry Kissinger per gli attuali marcati squilibri internazionali

Il novantanovenne ex segretario di Stato americano rinviene una pericolosa mancanza di profondità strategica nella politica estera degli Stati Uniti. Ne ha parlato con il giornalista del Wall Street Journal che lo ha intervistato oggi in occasione della pubblicazione del suo ultimo saggio. «Sono stato a favore della piena indipendenza dell’Ucraina – egli ha affermato -, tuttavia sono convinto che il suo ruolo migliore potesse essere qualcosa di simile a quello per tanti anni svolto dalla Finlandia»

«Nel mio modo di pensare – ha egli dichiarato al giornalista del Wall Street Journal che lo ha intervistato oggi in occasione della pubblicazione del suo ultimo saggio -, l’equilibrio è dato da due componenti. Una sorta di equilibrio di potere presuppone l’accettazione della legittimità di valori talvolta opposti a quelli nei quali si crede, poiché se si è convinti che il risultato finale del proprio sforzo debba essere l’imposizione dei propri valori, allora penso che l’equilibrio non sia raggiungibile».

DEFICIT DI PRAGMATISMO

Non è la prima volta che di recente Kissinger si esprime in termini simili, con evidente riferimento all’attuale instabile e incerto contesto internazionale, prefigurando ipotetiche strade percorribili per la soluzione di problemi altrimenti (almeno apparentemente) irrisolvibili. «Penso inoltre che nel periodo che stiamo attraversando si incontrino grandi difficoltà nel definire una direzione – ha quindi aggiunto -, dato che le scelte vengono condizionate dall’elevata sensibilità delle emozioni del momento. Gli americani resistono nel separare l’idea di diplomazia da quella di rapporti personali con l’avversario, essi tendono a considerare i negoziati in termini missionari, piuttosto che psicologici, cercando di convertire o condannare i loro interlocutori piuttosto che di penetrare il loro pensiero».

LE STRATEGIE DI WASHINGTON

Ad avviso di Kissinger oggi il mondo si trova sull’orlo di un pericoloso squilibrio. «Siamo sull’orlo della guerra con Russia e Cina – afferma -, su questioni che in parte abbiamo creato senza alcun concetto di come andrà a finire o cosa dovrebbe portare». Alla successiva domanda dell’intervistatore sulla possibilità oggi per gli Stati Uniti di gestire i due avversari triangolando tra loro come venne fatto durante gli anni della presidenza di Richard Nixon, l’ex segretario di Stato ha risposto con chiarezza:  «Ora non è possibile dividerli e metterli l’uno contro l’altro, tutto quello che si può fare è non accelerare le tensioni e creare opzioni alternative, ma per fare questo è necessario porsi uno scopo preciso. La politica attuata da entrambe le parti ha consentito il progresso di Taiwan nelle forme di un’entità democratica autonoma preservando al contempo la pace tra la Cina Popolare e gli Usa per cinquant’anni, bisogna quindi stare molto attenti alle misure che sembrano cambiare la struttura di base».

UNA DIVERSA VISIONE SULL’UCRAINA

Riguardo alla situazione generata dall’attacco russo all’Ucraina Kissinger ha infine concluso affermando che: «Pensavo che la Polonia e tutti i Paesi tradizionalmente parte dell’Occidente, parte della storia occidentale, fossero membri logici della NATO, ma l’Ucraina è un insieme di territori un tempo annessi alla Russia, che i russi ritengono propri, seppure alcuni ucraini al contrario non lo facciano. La stabilità sarebbe servita meglio agendo da cuscinetto tra Russia e l’Occidente: sono stato a favore della piena indipendenza dell’Ucraina, ma sono convinto che il suo ruolo migliore potesse essere qualcosa di simile a quello per tanti anni svolto dalla Finlandia».

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