Questo pomeriggio ha avuto inizio un’intensa operazione militare israeliana nella Striscia di Gaza, consistente in una serie di attacchi contro obiettivi della Jihad islamica palestinese. Secondo Gerusalemme l’operazione «Breaking Dawn» (questa la sua denominazione) si è resa necessarie dopo che il gruppo armato palestinese si era rifiutato di rinunciare alle proprie intenzioni di effettuare attacchi contro lo Stato ebraico.
L’AGENDA DEL TERRORE
In una dichiarazione emessa congiuntamente, il primo ministro Yair Lapid e il ministro della Difesa Benny Gantz hanno affermato che Israele «non permetterà alle organizzazioni terroristiche di stabilire l’agenda minacciando i cittadini». Lo stesso Gantz questa mattina aveva ammonito che Tsahal (le forze di difesa israeliane) sarebbero passate all’azione qualora il gruppo terroristico non avesse interrotto i preparativi per un attacco. In precedenza, l’organizzazione armata palestinese aveva esplicitamente minacciato di attaccare in risposta all’arresto del suo leader in Cisgiordania, Bassam Saadi, catturato lunedì notte a Jenin dalle unità speciali della Sicurezza dello Stato ebraico. Una minaccia che aveva avuto la conseguenza di bloccare per giorni strade di accesso e comunità nelle aree presso il confine con la Striscia. Intanto, il primo ministro israeliano Yair Lapid ha convocato per stasera alle 22:30 (ora locale) il Gabinetto di sicurezza per una riunione al Ministero della Difesa a Tel Aviv. I vertici militari dello Stato ebraico valutano che l’attuale situazione possa protrarsi ancora una settimana. A ore è atteso l’arrivo in Israele di una delegazione egiziana che medierà tra le parti nel tentativo di ottenere un cessate il fuoco.
DECAPITATO IL VERTICE DI COMANDO DELLA JIHAD A GAZA
Fonti militari israeliane hanno riferito della distruzione di sei siti della Jihad colpiti dagli aerei da combattimento e dai droni armati nel corso dell’operazione Breaking Dawn, uno di essi ha portato all’uccisione di Tayseer Jabari, ritenuto dall’intelligence uno dei maggiori comandanti dell’organizzazione palestinese. Jabari aveva sostituito Baha Abu al-Ata al comando di essa nel nord della striscia di Gaza dopo che quest’ultimo era stato fisicamente eliminato dagli israeliani nel 2019. Durante i raid sono stati presi di mira anche le squadre anticarro della Jihad islamica, che avrebbe perduto dai dieci ai venti miliziani, questo mentre il ministero della Salute gestito da Hamas ha diffuso un proprio aggiornato bilancio delle vittime, che ammonta a 13 morti (tra i quali una bambina di cinque anni) e 114 feriti.
TENERE FUORI HAMAS, CHE È IN COMPETIZIONE CON LA JIHAD NEI TERRITORI
Funzionari israeliani hanno rivelato che l’operazione era mirata sulla Jihad islamica, nel tentativo di mantenere fuori dagli attacchi Hamas. Intervenendo al notiziario trasmesso dall’emittente israeliana “Channel 12”, il ministro dell’Interno Ayelet Shaked ha dichiarato che il governo era fermo sulla posizione chiara che «non si sarebbe stati disposti a essere tenuti in ostaggio da un gruppo terroristico di Gaza». Egli ha quindi aggiunto di non poter prevedere come potrà finire questo conflitto, «ma potrebbe volerci del tempo, potrebbe essere un lungo e difficile round». L’esercito ha affermato di aver schierato attorno alle aree di Tel Aviv, Gerusalemme e Beersheba le batterie del sistema di difesa antiaerea e antimissile Iron Dome, questo in previsione di una rappresaglia della Jihad islamica mediante attacchi missilistici.
RISCHIO VIOLENZE PER IL TISHAA BEAV
Contattato da insidertrend.it, il professor Ely Karmon (esperto di antiterrorismo e strategia della reichmann University) ha dichiarato che Hamas potrebbe trarre soddisfazione dal fatto che ila Jihad islamica palestinese sia stata colpita a Gaza, «poiché – egli ha argomentato – nella Striscia la Jihad islamica ha assunto le caratteristiche di una forza militare significativa senza gravare però sul governo locale e sulle esigenze della popolazione civile. Essa, solitamente agisce sulla base degli interessi iraniani e talvolta interferisce con quelli di Hamas». Sempre secondo Karmon, «in Cisgiordania (altra componente territoriale palestinese), Hamas si sta attualmente preparando per quello che sarà il periodo successivo all’era del potere di Abu Mazen, dunque, il contestuale e graduale rafforzamento della Jihad islamica all’interno degli ambienti palestinesi di Jenin, Hebron e Nablus, dove esercita influenza e rinviene consensi anche tra i membri del Fatah, potrebbe essere di ostacolo alla futura acquisizione del controllo politico dell’Amministrazione Palestinese da parte della stessa Hamas. Pertanto, è presumibile che quest’ultima non interverrà nei combattimenti scatenati dalla Jihad islamica se non ci saranno gravi vittime civili, soprattutto tra bambini e donne. I gravi incidenti durante il lutto della celebrazione ebraica di Tishaa Beav, che inizierà nel pomeriggio al tramonto per proseguire nella giornata di domani, che porterà i fedeli in visita al Monte del Tempio, potrebbero essere un altra occasione per creare un fattore scatenante che costringa Hamas all’intervento».
STATO DI ALL’ERTA IN ISRAELE
I militari hanno inoltre affermato che una stato di all’erta «speciale» è stato dichiarato nel territorio dello Stato ebraico nella fascia di ottanta chilometri di profondità a partire dalla frontiera con la striscia di Gaza, fino all’area intensamente urbanizzata di Tel Aviv. Si tratta di una particolare condizione alla quale si ricorre in casi di emergenza, che garantisce alle autorità una maggiore giurisdizione sulla popolazione civile al fine di razionalizzare gli sforzi per salvaguardare la sicurezza generale. Ai residenti nelle aree vicine al confine è stato ordinato di rimanere vicino ai rifugi antiaerei e nelle aree di Lachis e del Negev centrale gli assembramenti sono stati limitati. Nella città di Beersheba sono stati aperti rifugi antiaerei pubblici.
RAFFORZATO IL DISPOSITIVO MILITARE A RIDOSSO DELLA STRISCIA
Giovedì, la divisione militare di Gaza è stata rinforzata con elementi dell’artiglieria, del genio, della fanteria, e con unità dei reparti speciali. Negli ultimi giorni, attraverso l’impiego dei droni armati che sorvolano la Striscia (UCAV) l’IDF è stata in grado di contrastare i tentativi posti in essere dalle squadre armate della Jihad islamica palestinese che avrebbero voluto lanciare un attacco al confine. Stamane anche il capo di stato maggiore di Tsahal, generale Aviv Kohavi, ha visitato il sud di Israele, dopo che nella giornata di ieri aveva disposto un incremento del livello di prontezza operativa delle forze armate in vista di una prevedibile escalation. Egli ha inoltre approvato i piani offensivi da mettere in pratica in caso di attacco della Jihad islamica al confine.