ARTE, esposizioni. Roma: Vittorio Cini, «l’ultimo Doge»

In mostra ai Musei di San Salvatore in Lauro le opere di ventisette artisti, evento che avrà luogo in occasione dell’uscita del volume di Anna Guglielmi Avati sull’imprenditore e mecenate del Novecento

Affrontando Benito Mussolini con parole molto chiare, il ministro delle Comunicazioni Vittorio Cini, nel corso del Consiglio dei ministri del 19 giugno 1943, per primo lo ammonì che non poteva continuare come aveva fatto in quegli ultimi tre anni, lasciandosi sorprendere dagli eventi. Il popolo italiano era povero e allo sbando, Cini chiese dunque al duce di far cessare quell’inutile guerra al fianco di Hitler. Ma, per questa sua presa di posizione dopo l’armistizio dell’8 settembre venne arrestato dai tedeschi e deportato nel campo di concentramento di Dachau.

VITTORIO CINI, L’ULTIMO DOGE DI VENEZIA

È Vittorio Cini, «ultimo Doge di Venezia», come lo definì Indro Montanelli, il protagonista del volume di Anna Guglielmi Avati e della mostra che ne consegue. «Il libro nasce dal desiderio di mettere nella giusta luce la figura di Cini – afferma Lorenzo Zichichi, presidente de “Il Cigno GG Edizioni” -, un grande imprenditore e immenso mecenate del Novecento. La volontà di Francesco Avati di dare alle stampe l’inedito lavoro di sua moglie Anna, che di Cini è nipote, mi ha spinto a costruire attorno a questa pubblicazione un omaggio alla figura di questo straordinario personaggio. Tre città sono legate al suo operato: Ferrara dove egli nacque, Roma dove realizzò l’EUR, Venezia dove trascorse buona parte della sua vita. Se l’arte contemporanea raccoglie ottimi artisti attorno alla sua figura di significa che il suo nome ispira creatività, quindi ravviva la memoria di ciò che fece per il nostro paese».

REALIZZÒ L’E-42

«Nei miei studi sul fascismo – scrive al riguardo Giordano Bruno Guerri – ho incontrato spesso Vittorio Cini, che fascista non era. Come ebbe a dire un suo collega senatore e industriale, Giovanni Agnelli, chi era responsabile di una grande azienda deve sempre stare con il partito al governo. Appoggiò il regime per lo sviluppo e la modernizzazione che dava al Paese, e Mussolini sfruttò le sue capacità imprenditoriali affidandogli la cura di una delle imprese più ambiziose, la costruzione dell’E-42 (EUR, n.d.r.) e facendolo nominare conte dal re. Ma Cini guardò sempre al duce con occhi disincantati e fu tra i primi a capire, durante la guerra, che di lui occorreva liberarsi al più presto».

«L’introduzione di Giordano Bruno Guerri al volume – prosegue Zichichi – è un’indagine analitica dei rapporti fra Cini e il fascismo. “Le Monde”, in un recente articolo sulla mostra del patrimonio artistico di Cini a Aix-en-Provence, la descrive come la “collection d’un des piliers du fascisme italien”, cioè “la collezione di uno dei pilastri del fascismo italiano”. È quindi quanto mai opportuno ristabilire la verità. Guerri e le pagine della Guglielmi Avati lo fanno in maniera esaustiva».

IL «GRUPPO VENEZIANO» ATTIVO TRA LE DUE GUERRE

Nel periodo tra le due guerre Cini fu uno dei principali esponenti del cosiddetto «gruppo veneziano», di cui fu la mente finanziaria. Le sue attività industriali si svilupparono principalmente nel settore economico, siderurgico, elettrico, marittimo, turistico, assicurativo. In seguito gli venne affidata la gestione delle acciaierie Ilva, che versavano in pessime condizioni dal punto di vista economico. Dal 1936 al 1943 fu Commissario generale dell’Esposizione Universale di Roma (E42). Fu ministro delle Comunicazioni nel febbraio 1943: lasciò la carica dopo sei mesi per profonde divergenze con il capo del Governo, Benito Mussolini.

OPERE DI VENTISETTE ARTISTI

“Vittorio Cini. L’ultimo Doge” è l’esposizione curata da Marco di Capua che verrà inaugurata giovedì 9 giugno alle ore sette della sera presso i Musei di San Salvatore in Lauro a Roma, dove verranno esposte le opere di ventisette artisti. Tra questi, “Gli amanti dell’isola” di Oliviero Rainaldi (2022, carbone su carta, cm 300 x 250); “La O di Giotto, d’après 1962” di Alberto Biasi (2000, Acrilico e PVC su tavola, Cm 85 x 85); “Notturno a Venezia” di Ettore de Conciliis (2020, olio su tela 197 x 266,5 cm); “Variazione lagunare su tema di San Giorgio” di Giovanni Tommasi Ferroni (2022 olio su tavola, cm 40 x 40); “Mappa per andare via” di Pizzi Cannella (2004, tecnica mista su tela, cm 300×700); “Colosseo”, di Mauro Reggio (2022, olio su tela,70 x 100 cm); “Italia pacco: tutto ciò che non è stato” di Marco Bernardi (2017-2022, gommapiuma legno celophan, 200x90x20 cm),“San Giorgio”, di Elisa Grezzani (2022, tecnica mista su tavola, cm 111×145).

LA MOSTRA DEI DIPINTI E LA PRESENTAZIONE DEL VOLUME

Saranno in mostra fino al 24 luglio le opere di Riccardo Ajossa, Marco Bernardi, Alberto Biasi, Andrea Boyer, Vito Bongiorno, Lucia Crisci, Ettore de Conciliis, Stefania Fabrizi, Shay Frish, Elisa Grezzani, Carlo Gavazzeni Ricordi, Rosaria Gini, Alessandra Giovannoni, Claudio Koporossy, Paola lo Sciuto, Umberto Mariani, Riccardo Monachesi, Giorgio Ortona, Tommaso Ottieri, Achille Perilli, Elena Pinzuti, Pizzi Cannella, Oliviero Rainaldi, Mauro Reggio, Maurizio Savini, Giovanni Tommasi Ferroni, Marco Verrelli. La presentazione del volume omonimo, al quale si ispira la mostra il cui catalogo è inserito nel volume stesso, “Vittorio Cini. L’ultimo Doge”, di Anna Guglielmi Avati, volume prefato da Giordano Bruno Guerri, avrà luogo giovedì 16 giugno alle sette della sera presso la libreria Battage, sita in via dei Coronari 44/A a Roma.

L’ingresso è gratuito; l’organizzazione e il catalogo sono a cura de “Il Cigno GG Edizioni”.

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