di Giuseppe Morabito, generale in ausiliaria dell’Esercito italiano e attualmente membro del direttorio della NATO Defence College Foundation – La guerra russo-ucraina sta facendo dimenticare l’Afghanistan, paese sempre più nel caos. In un prossimo futuro si prospetta che quell’area divenga un problema non solo a causa di terrorismo, fame e condizione delle donne, ma anche per la crescente produzione di droga.
LA «SHISHA»DI KANDAHAR
Dopo il ritiro delle forze della NATO, l’industria afghana degli stupefacenti è in rapida crescita e opera dagli avamposti del deserto. A ovest di Kandahar, dove sventolano le bandiere talebane, i grossisti della morte lavorano apertamente producendo decine di chili di metanfetamina ogni settimana. Mezzo chilo di «frammenti vitrei» a Kandahar viene venduto al prezzo di 250 dollari, ma in seguito, giunto sulle piazze di spaccio europee, il suo valore diviene pari a decine di migliaia di dollari. Ogni anno produzione e vendite registrano un incremento. È il business della droga, la «shisha», secondo il termine usato dagli afghani per definire la metanfetamina.
METANFETAMINE E DROGHE SINTETICHE
Per decenni il Paese centrasiatico è stato un hub globale della produzione di oppio, con una fornitura pari all’80% del consumo nel mondo. Ora la sua industria della metanfetamina sta crescendo a una velocità vertiginosa, alimentando i timori che i talebani facciano divenire l’Afghanistan un importante fornitore a fronte dell’aumento della domanda a livello globale. Questo è il periodo dell’anno in cui si raccoglie il papavero dal quale si ricava l’oppio, e con l’alta domanda di questa sostanza espressa dai mercati, unita alla saturazione di questa sostanza a livello globale, potrebbe determinarsi un graduale incremento della produzione afghana di metanfetamine e droghe sintetiche.
EFEDRA
Già centinaia di laboratori di sono comparsi nel paese negli ultimi anni, aspetto che oggi fa il paio con la crisi economica, che costringe la sua popolazione a cercare nuove fonti di reddito. La stragrande maggioranza della metanfetamina prodotta è destinata all’esportazione, seppure un numero crescente di afgani si rivolga a essa quale droga preferita. L’improvviso boom della metanfetamina si è verificato dopo che i trafficanti hanno scoperto una potenziale manna in una pianta nativa chiamata efedra (nota agli afghani come «oman»), che cresce spontanea ed è fonte naturale dell’ingrediente chiave della droga. I venditori del bazar di metanfetamina nelle regioni rurali dell’Occidente afghano sono stati a lungo liberi di esercitare il loro commercio. Il governo precedente ha in gran parte chiuso un occhio e i talebani hanno adottato lo stesso approccio da quando sono al potere, questo sebbene a volte ispezionino i mercati senza però porre fine ai traffici.
DROGA E LAVORO
Essi sono perfettamente consapevoli del fatto che al momento non esistano occupazioni lavorative alternative per la gente, conseguentemente, qualora l’economia afghana dovesse peggiora ancora sempre più persone inizieranno a produrre droga. I talebani hanno emesso il primo divieto formale di coltivazione, produzione e distribuzione di droghe illecite diverse settimane fa, ma nonostante questo è diffuso uno scetticismo di fondo riguardo alla concreta volontà della nuova leadership di eliminare una fonte di denaro contante in una fase nella quale il paese è quasi completamente (e giustamente) tagliato fuori dal sistema finanziario globale.
TASSATI GLI STUPEFACENTI
Una parte significativa delle entrate dei talebani deriva dalla tassazione delle merci illecite e la droga è una di queste. L’Occidente, inteso nel suo complesso, è a conoscenza di questo e sa che per i talebani è impossibile fornire anche i servizi più elementari a meno che non riescano a disporre dei fondi necessari. Quindi, per loro fare qualcosa per contrastare il traffico di droga che crea parte di queste entrate è qualcosa piuttosto improbabile, almeno per il momento. Uno studio delle Nazioni Unite rileva come il denaro frutto del commercio di oppio abbia contribuito a finanziare i talebani nella loro guerra alla NATO, una somma pari a 113 milioni di dollari di entrate nel solo 2019. Durante venti anni di operazioni militari in Afghanistan gli sforzi di Usa e NATO per sradicare la produzione di oppio sono risultati meno efficaci e più onerosi che mai, e non hanno impedito a molti esportatori di movimentare le droghe ricorrendo all’impiego di infrastrutture, rotte e schemi di corruzione esistenti per raggiungere i confinanti Iran e Pakistan.
TRAFFICANTI OGGI
Oggi i trafficanti utilizzano i medesimi autocarri e le medesime rotte e preparano la metanfetamina con l’efedra raccolta in Afghanistan, pianta che cresce spontaneamente in montagna e che costa una frazione del prezzo della produzione della stessa nel resto del mondo. Le polizie europee temono che la metanfetamina afgana raggiunga rapidamente i mercati delle città del Vecchio continente, data la crescente popolarità di questa droga, la cui produzione in Afghanistan era in aumento anche prima del crollo del governo sostenuto da Washington. La produzione di droga potrà certamente aiutare alcune famiglie afghane a superare periodi economici difficili, tuttavia, l’aumento delle metanfetamine alla fine si ritorcerà sulla popolazione afgana, afflitta da uno dei più elevati tassi di dipendenza da oppiacei al mondo.