Niente di nuovo sotto al sole, si potrebbe affermare, dato che da sempre i servizi segreti di ogni paese hanno spiato la gente, in particolare le personalità maggiormente esposte come i politici, i militari e gli oppositori. Se poi ci si riferisce all’intelligence spagnola, beh… allora basterà ricordare che esse in passato hanno «attenzionato» addirittura un personaggio del calibro e della caratura di Francesco Cossiga, Presidente emerito della Repubblica italiana, che di apparati del genere non era certamente digiuno. Ma, cosa è, dunque, che rende scottante il recente caso divenuto noto alle cronache di tutto il mondo come «CatalanGate»? È davvero possibile che si tratti di una vicenda ingigantita a fini propagandistici da alcuni settori politici indipendentistici catalani come afferma parte della stampa spagnola oppure sotto c’è molto di più?
L’ORECCHIO DEL CONDOR
Le violazioni dei diritti dei cittadini sono risultate oltremodo evidenti, al netto dei discarichi di responsabilità ai quali si vedono costretti gli apparati di sicurezza coinvolti nello scandalo. Infatti, è stata finora accertata la sorveglianza di sessantacinque persone per mezzo del sofisticato software Pegasus, prodotto dalla NSO Group, uno strumento che infetta gli smartphone delle persone «obiettivo» e che da quel momento, in diverse modalità, monitorare conversazioni e attività di queste ultime, anche mediante la videocamera del telefonino stesso, nel caso di specie esponenti apicali del governo regionale, europarlamentari, attivisti indipendentisti e autonomisti, inclusi alcuni loro familiari.
CRIMINI VIRTUALI E IMPLICAZIONI REALI
Sono stati utilizzati anche software capaci di inserire dati nei cellulari degli ignari intercettati, come ad esempio messaggi di posta elettronica precostituiti, aventi contenuti potenzialmente compromettenti sul piano legale dei quali risulterebbe difficile negare la propria paternità. Al riguardo si pensi a ipotetiche e-mail attraverso le quali si organizzano manifestazioni di piazza antagoniste e di natura violenta, oppure si tratti di malversazioni di finanze pubbliche. Pegasus è uno spyware che la NSO commercializza esclusivamente ad amministrazioni statali e organismi con competenze nel contrasto del fenomeno terroristico, quindi in tali categorie rientrano ampiamente i servizi di intelligence.
RIMPALLO DI RESPONSABILITÀ E INCHIESTE INTERNE
Il Centro Nacional de Inteligencia (CNI) ha acquistato Pegasus e, lo stesso servizio di intelligence spagnolo ha ammesso di avere monitorato una decina di quelle personalità parte dell’elenco dei sessantacinque, minimizzando dunque la portata della vicenda, argomentando inoltre che queste attività di intercettazione sono state effettuate a norma di legge in quanto autorizzate da uno specifico decreto della magistratura di Madrid. Tutto regolare dunque? Non è chiaro, poiché il Tribunale supremo spagnolo non confermerebbe questa tesi. Domenica scorsa ha avuto luogo un incontro tra esponenti della Generalitat de Catalunya e una delegazione del governo spagnolo (che, va ricordato, è un esecutivo a guida socialista sostenuto da una maggioranza garantita dal voto dei partiti catalani alle Cortes) nel corso del quale è stato raggiunto un compromesso che dovrebbe consentire l’avvio di un’inchiesta interna all’apparato di intelligence coinvolto nello scandalo.
INTERCETTAZIONI E VIOLAZIONI DI IMMUNITÀ
Si tratta, senza ombra di dubbio, di un caso estremamente delicato, poiché oggetto delle indebite intercettazioni sono personalità di spicco della scena catalana garantiti da immunità parlamentare: gli ultimi quattro presidenti della Generalitat (Quim Torra, Pere Aragonès, Artur Mas e Carles Puigdemont), inoltre europarlamentari, rappresentanti al Parlamento regionale catalano, appartenenti a partiti politici locali, avvocati e responsabili dell’associazionismo civile. La gravità del fatto appare ancor più marcata nel caso di Aragonès, intercettato quando ricopriva la carica di vicepresidente mentre negoziava per conto del suo partito (Esquerra Republicana, ERC) il sostegno al governo Sanchéz.
UNA FASE ESTREMAMENTE DELICATA
Un caso che deflagra in una fase molto delicata sia per la Spagna che per l’Europa, con tutti gli elementi di destabilizzazione che una crisi di economica (pandemia e conflitto ucraino) e politica (ipotesi di indulto in discussione per i catalani; sovranisti, seppur momentaneamente sconfitti in Francia, eccetera) è in grado di generare. In realtà, sulla base dei dati forniti da Citizen Lab (il laboratorio interdisciplinare dell’Università di Toronto che ha analizzato i telefoni dei catalani intercettati) le intercettazioni sarebbero iniziate nell’ultima fase del governo di Mariano Rajoy (Partido Popular) per poi proseguire anche durante il periodo dell’esecutivo Sanchéz. A Barcellona si sottolinea come il governo di Madrid sia giunto «un poco in ritardo» su questa grave vicenda, proponendo ai catalani una commissione d’inchiesta interna sui servizi segreti soltanto tre giorni fa. Ma, cosa potrà emergere dai lavori di essa? E in che tempi?
CNI SOTTO INDAGINE
La stampa nazionale iberica ha iniziato a pubblicare la notizia secondo la quale «il Centro Nacional de Inteligencia è sotto indagine», ma per un numero di intercettazioni molto inferiore a quello indicato dai canadesi di Citizen Lab. Chi ha detto la verità: il Tribunale supremo di Madrid oppure i vertici del CNI? Al momento non trapelano nomi di indagati, seppure esistano, ovviamente, dei responsabili politici che avrebbero dovuto sovraintendere alla filiera dei servizi segreti, tuttavia, il problema adesso è quello della collocazione temporale dei fatti: da dove partire? Dalla gestione dell’amministrazione dei servizi risalente al governo popolare di Rajoy oppure a quella dell’esecutivo socialista presieduto da Sanchéz? L’affaire è conseguenza di una inerzia o di «falle» dell’apparato di intelligence oppure settori di esso sono intervenuti per mettere in difficoltà il governo in carica (ERC è un fondamentale partner di governo di Sanchéz)? Una risposta potrebbe derivare dall’evoluzione futura del CatalanGate.