Il presidente russo Vladimir Putin con la pistola puntata alla tempia era raffigurato in una nuova serie di opere di protesta e denuncia contro la guerra realizzate dall’artista aleXsandro Palombo, che nella mattinata di ieri sono apparse in vari punti del centro di Milano, ma che sono state rimosse in pochissime ore dai muri dove erano state affisse.
MURALES IMMEDIATAMENTE RIMOSSI
In esse, l’ex kaghebešník divenuto presidente della Federazione Russa, appariva vestito con giacca nera e cravatta rossa mentre si punta una pistola alla tempia. L’ultima rimasta, localizzata nella zona di Porta Venezia, è stata rimossa nel primo pomeriggio. In una nota diffusa successivamente, l’entourage dell’artista che le aveva realizzate, si è inteso spiegare come il loro significato (i murales erano intitolati “Il suicidio dello Zar Putin”) fosse una metafora che pone in luce le conseguenze delle azioni del Cremlino.
LIBERA ESPRESSIONE E INTERPRETAZIONE
Naturalmente, l’interpretazione di queste immagini resta aperta, poiché ognuno è libero di misurarne interiormente l’effetto suggestivo, come avviene per tutte le opere d’arte, parimenti, però, libera dovrebbe essere la dimensione espressiva dell’autore di un’opera, posto che esso non danneggi un bene altrui, quale ad esempio il muro di un palazzo. Tuttavia, l’autore del “suicidio di Putin” lamenta proprio un zelante intervento che, a suo avviso, risponderebbe a fini diversi da quelli del decoro urbano. «Queste opere – ha dichiarato aleXsandro Palombo a seguito della rimozione dei suoi murales – sono state rimosse in pochissimo tempo, evidentemente l’azione repressiva e censoria di Vladimir Putin ha effetti anche nella nostre città. Questo non fermerà la nostra libertà di espressione e l’arte come voce a sostegno del popolo ucraino».