UCRAINA, conflitto. Le forze d’invasione russe sono in difficoltà, ma la situazione sul campo permane grave. Vediamo cosa c’è dietro la”nebbia di guerra”

Se il presidente russo Vladimir Putin riteneva che l’esercito ucraino si sarebbe arreso senza combattere, si sbagliava. L’Ucraina sta combattendo più di quanto Mosca si aspettasse. I 3.000 soldati russi che – secondo il governo di Kiev – sarebbero stati uccisi nelle prime 36 ore di guerra, sono un enormità difficile da credere. Ma ci sono alcuni fatti che contribuiscono a dissipare la “nebbia di guerra”.
Intanto, il presidente ucraino Zelensky non è fuggito e anzi ha rivolto inattesi messaggi di incoraggiamento al suo popolo rivelandosi un maestro della comunicazione social e guadagnando la simpatia dell’opinione pubblica occidentale. I suoi messaggi sono stati rivolti a Putin, ma anche all’esercito ed hanno fortemente contribuito ad infondere la volontà di resistenza nel popolo ucraino.
LA LEADERSHIP DI ZELENSKY
Ancorandosi saldamente al destino del suo Paese, Zelensky ha rivelato grandi doti di leadership. Se Putin contava di rimuoverlo dallo scenario, direttamente, attraverso un golpe o contando su una sua fuga dalla capitale, ha clamorosamente sbagliato valutazione. Vedere civili, giovani e meno giovani, chiedere un’arma e bombe molotov per andare a combattere per il proprio paese non può non averlo sorpreso.
Il coraggioso atteggiamento di Zelensky ha sicuramente meravigliato l’occidente e anche il presidente statunitense Biden, il quale gli aveva incautamente e assai poco lucidamente garantito asilo politico per farne il capo di un governo ucraino in esilio. Una soluzione che avrebbe inevitabilmente consentito la creazione di un governo fantoccio filorusso a Kiev.
LA SCARSA OPERATIVITA’ RUSSA
Sul campo di battaglia l’esercito d’invasione russo, pur avendo la superiorità in ogni genere di armi, in terra, mare e cielo, ha mostrato gravi lacune di ordine operativo: lunghe colonne corazzate prive di copertura aerea e non dispiegate sul terreno e una vistosa mancanza di coordinamento tra le forze impiegate. Tali difficoltà sono state amplificate dalla notevole capacità di azione delle truppe ucraine.
Convinti che si sarebbe arrivati all’invasione le forze armate ucraine si sono preparate ad affrontarla facendo abbondante ricorso a sistemi d’arma individuali forniti in precedenza dai Paesi occidentali. Si tratta soprattutto di armi anticarro e antiaereo a relativo basso costo e di alta efficacia, con le quali hanno avuto la meglio sul grande numero di mezzi militari e velivoli utilizzati dai russi.
IL RISCHIO DI UNA SVOLTA LETALE
Diversi aeroporti militari, uno dei quali si trova a 20 miglia a sud di Kiev, sono stati persi dall’Ucraina, mentre altri sono stati resi inutilizzabili e l’aviazione russa sembra aver conseguito, ma non sfruttato, il dominio dei cieli. Secondo le valutazioni dell’intelligence occidentali, la capitale poteva resistere all’offensiva russa per quattro giorni al massimo, la situazione dell’Ucraina rimane dunque grave.
All’inizio delle ostilità c’erano poco meno di 200.000 soldati russi ammassati ai confini dell’Ucraina, ma solo un terzo di queste truppe risulta essere stato impiegato finora. In caso di un fallimento dei negoziati e di un ulteriore resistenza degli ucraini, è facile prevedere una campagna militare più indiscriminata e letale. In sostanza, la campagna militare dipende essenzialmente da quanto Putin intenda spingere sull’acceleratore.
I russi hanno cercato di condurre, almeno inizialmente, una guerra chirurgica che non coinvolgesse la popolazione civile e limitando il ricorso ad artiglieria a lungo raggio, missili da crociera e missili balistici, che fanno parte del loro vasto arsenale. Quando nella guerra in Cecenia, i miliziani islamici inflissero dure perdite all’esercito russo, la risposta fu radere al suolo la capitale Grozny.
IL NEGOZIATO SI PRESENTA DIFFICILE
Zelensky è consapevole che il suo esercito non può resistere a lungo in un conflitto simmetrico, motivo per cui ha aderito all’offerta russa di aprire un tavolo di negoziato. La sua richiesta di ripristinare l’integrità territoriale del Paese allargata alla Crimea, è una condizione che la Russia non potrà mai accettare. Del resto, Putin non sembra essere capace di offrire concessioni, soprattutto da posizioni di debolezza.
Probabilmente Putin si “accontenterebbe” della ratifica ufficiale di un corridoio che colleghi il Donbass alla Crimea e più oltre fino alla Transnistria, ovvero le regioni che la Russia considera parte integrante del proprio territorio. Pur nella consapevolezza che la sua invasione non ha rispettato i tempi e gli obiettivi che si proponeva, Putin non può neanche rinunciare ad una sorta di “finlandizzazione” dell’Ucraina escludendo Zelensky dal potere.
L’Ucraina e la Russia appaiono dunque vincolate al paradosso formulato nel romanzo Comma 22 di Joseph Heller: «Chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di volo, ma chi chiede di essere esentato dalle missioni di volo non è pazzo». Se l’Ucraina continuerà a combattere, altri militari e civili, moriranno. Se si arrende, la Russia ne diventerà il protettore. Ma se sarà Putin a fare un passo indietro, sarà lui a dover pagare il prezzo più alto.

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