AFRICA, Sahel. L’Europa e la crisi: Draghi all’Eliseo, vertice con Macron

Il Presidente del Consiglio italiano è a Parigi da ieri anche per discutere della presenza militare nella regione africana in vista del disimpegno francese dal Mali previsto in concomitanza della fine dell’Operazione Barkhane. Draghi prenderà parte anche al vertice dei Unione europea e Unione africana

Il Presidente del Consiglio italiano ha partecipato ieri alla cena di lavoro all’Eliseo con il Presidente francese Emmanuel Macron, tema dell’incontro è stato quello della presenza militare di Parigi e Roma nel Sahel in vista del disimpegno francese dal Mali previsto in concomitanza della fine dell’Operazione Barkhane, missione iniziata ormai otto anni fa in quella zona critica dell’Africa a ridosso dei confini meridionali dei Paesi costieri del continente, che si affacciano sul Mare Mediterraneo.

AFRICA SUBSAHARIANA A RISCHIO «BUCO NERO»

Il ritiro dei soldati francesi dal Mali ha luogo dopo nove anni di missione in funzione anti-jihadista in una regione critica che rischia di trasformarsi nell’ennesimo «buco nero» praticamente fuori da ogni controllo. Al riguardo, i temi principali affrontati nel corso della riunione parigina alla quale hanno preso parte diversi leader europei e africani, sono stati appunto quelli della conferma del ritiro del contingente militare francese ed europeo e della valutazione di un eventuale ridispiegamento regionale finalizzato al contrasto del terrorismo nel Sahel.

IL VERTICE UE-UA DI BRUXELLES

Intanto, in questi minuti si apre a Bruxelles l’atteso vertice tra Unione europea e Unione africana, il sesto della sua storia, che vedrà oggi e domani riuniti allo stesso tavolo i capi di Stato e di governo di oltre sessanta paesi dei due continenti. «Il vertice – ha reso noto l’Unione europea mediante un proprio comunicato ufficiale – offrirà un’opportunità unica per gettare le basi per un partenariato Ua-Ue rinnovato e approfondito, al massimo livello di coinvolgimento politico e basato sulla fiducia e su una chiara comprensione degli interessi reciproci».

L’incontro – che a causa della pandemia ha luogo a cinque anni di distanza dal precedente rispetto ai tre previsti – si pone tra i suoi scopi il riallacciamento dei rapporti con l’Africa nella chiave del partenariato economico, abbandonando quindi l’approccio di aiuto allo sviluppo.

FINANZIAMENTI E FILIERE PRODUTTIVE

In discussione anche i finanziamenti europei ammontanti a 150 miliardi di euro, fondi che dovrebbero venire erogati nei prossimi sette anni allo scopo di facilitare lo spostamento di alcune filiere produttive dall’Asia all’Africa, rafforzando conseguentemente l’interdipendenza economica tra Africa ed Europa. «I leader – prosegue al riguardo il medesimo comunicato emesso da Bruxelles – dovrebbero discutere di come entrambi i continenti possano creare maggiore prosperità, con l’obiettivo di avviare un ambizioso pacchetto di investimenti Africa-Europa, che tenga conto delle sfide globali quali i cambiamenti climatici e l’attuale crisi sanitaria. Dovrebbero altresì discutere degli strumenti e delle soluzioni per promuovere la stabilità e la sicurezza attraverso una rinnovata architettura di pace e sicurezza».

LE TAVOLE ROTONDE TEMATICHE

Dopo il benvenuto ufficiale, il programma di oggi prevede una cerimonia di apertura alle ore 14:45, mentre alle 16:00 inizierà la prima delle tavole rotonde tematiche previste. La seconda di esse avrà luogo domani alle ore 10:00 e anticiperà la cerimonia di chiusura prevista per le 12:00. Nel corso di questi incontri verranno discussi temi quali il finanziamento della crescita, i sistemi sanitari e la produzione di vaccini, agricoltura e sviluppo sostenibile, istruzione, cultura e formazione professionale, migrazione e mobilità, sostegno al settore privato e integrazione economica pace, sicurezza e governance, cambiamenti climatici e transizione energetica, digitale e trasporti.

Ai lavori, oltre ai capi di Stato e di governo europei e africani, prenderà parte anche un selezionato gruppo di ospiti esterni, esperti nei rispettivi settori. In conclusione del vertice i partecipanti dovrebbero emettere una dichiarazione congiunta relativa a una visione comune per il 2030.

IN EQUILIBRIO TRA TENSIONI E OPPORTUNITÀ

Un vertice che, ad avviso di non pochi analisti e osservatori, si presenta più delicato di quelli del passato e che vede i suoi protagonisti alla ricerca di un equilibrio tra le numerose e destabilizzanti tensioni e le altrettanto notevoli opportunità.

L’ultima volta che le due Unioni (quella europea e quella africana) si erano incontrate era il 2017 e il mondo era diverso. L’Africa era la seconda regione del pianeta per crescita economica, la sua relazione con “nuovi” partner internazionali (a cominciare dai cinesi) era all’apice e il rapporto con l’Europa viveva con un certo fastidio la testardaggine europea nel guardare al continente africano come un continente da “aiutare” nel suo sviluppo. Tuttavia, anche l’Europa era diversa nel 2017. C’era ancora il Regno Unito e quindi in (o meglio sulla) Africa ci si muoveva con i piedi di piombo per non urtare gli interessi (politici, economici, sociali e culturali) che due pesi massimi dell’Unione (Londra e Parigi) ancora nutrivano su quel continente.

UNA NUOVA FASE DI RELAZIONI

Secondo Massimo Zaurrini, direttore del periodico specializzato “Africa e Affari”, «nel 2017 l’Europa aveva ben salde le proprie filiere produttive in Cina e, più in generale, in Asia, mentre l’Africa rappresentava una scommessa di lungo periodo. Ma la pandemia ha rimesso molte cose in discussione e attualmente il quadro degli elementi di tensione, ma anche di opportunità, nelle relazioni tra i due continenti è molto più complesso e variegato».

Egli ritiene comunque che elementi perché questo vertice apra realmente una nuova fase di relazioni tra Africa ed Europa esistano tutti, «sempre che gli africani puntino i piedi sugli elementi di tensione e gli europei cambino finalmente gli occhiali con cui per troppo tempo hanno guardato all’Africa», poiché – egli conclude – «i governi europei e africani sembrano aver entrambi compreso l’urgenza di dare lavoro ai milioni di giovani africani prodotti dalla crescita demografica. Per incidere sulle migrazioni gli uni, per evitare di essere rovesciati da proteste di piazza gli altri».

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