TUNISIA, economia. Fondo monetario internazionale: il Paese nordafricano si avvia ai negoziati sulle riforme

Tunisi necessita con urgenza di una nuova linea di credito dal Fmi e, allo scopo, entro il prossimo anno dovrà porre in essere un centinaio di importanti riforme che mettano il sistema-paese nelle condizioni di soddisfare le condizioni indicate come basilari ai fini di una ripresa economica nel 2023

La Tunisia avvierà i negoziati sul programma di riforma con il Fondo monetario internazionale all’inizio del 2022, lo ha annunciato il ministro delle Finanze del Paese nordafricano, signora Sihem Boughdiri Nemsia, nel corso della conferenza stampa svoltasi nella giornata di ieri per riferire sulla legge finanziaria per il prossimo anno.

AUSPICABILI BUONE PROSPETTIVE

Ella ha precisato come più di ottanta persone tra esperti e funzionari di livello apicale abbiano lavorato per oltre due settimane in collaborazione con il Fmi allo scopo di sviluppare un programma di riforme adeguato alla Tunisia. La signora Nemsia ha altresì affrontato il tema delle riunioni preparatorie in vita dell’avvio dei negoziati, rilevandone l’esito positivo, in quanto i segnali inviati dal donatore andrebbero considerati positivi.

Nella medesima occasione, il ministro delle Finanze ha annunciato inoltre un aumento del 6% della massa salariale e del 20% del bilancio della cassa di compensazione.

IL DOCUMENTO DI TUNISI

Tunisi necessita con urgenza di una nuova linea di credito dal Fmi e, allo scopo, entro il prossimo anno dovrà porre in essere un centinaio di importanti riforme che mettano il sistema-paese nelle condizioni di soddisfare le condizioni indicate come basilari ai fini di una ripresa economica nell’anno successivo, il 2023. Nella parte iniziale del documento elaborato dagli ottanta esperti, definito dal ministro come «condiviso» e denominato “Programma di riforme per una via d’uscita dalla crisi”, viene esaminato il contesto complessivo tunisino, con riferimento ai parametri relativi alla crescita economica, alla bilancia dei pagamenti e a quella commerciale con l’estero, al tasso di inflazione e al saldo della finanza pubblica. Quindi, si passa alle condizioni necessarie a un’uscita dall’attuale grave crisi.

CINQUE CONDIZIONI BASILARI

Esse vengono rinvenute in primo luogo nell’azione di mutamento della situazione generale da avviare tenendo in debita considerazione i fattori critici del presente (carenza di responsabilità a livello politico e amministrativo, carenza di trasparenza negli atti pubblici e debole consenso politico); a seguire l’identificazione dei vincoli all’attuazione delle riforme (allo scopo di intervenire su di essi e fornire risposte veloci ed efficaci), la misurazione degli eventuali impatti delle riforme varate, la coerenze del complesso di esse e le loro sinergie, la definizione e il successivo sviluppo di un piano chiaro che coinvolga tutti gli attori del sistema e che indichi con chiarezza le prestazioni necessarie al conseguimento degli obiettivi posti.

ARTICOLAZIONE DEL PROGRAMMA DI RIFORME

Il programma di riforme presentato si articola su una serie di interventi di politica fiscale, finanziaria, monetaria e di riforme in senso stretto. Nel campo della politica fiscale vengono investiti i temi della massa salariale, dei sussidi, della fiscalità e delle imprese pubbliche; per quanto concerne invece la politica finanziaria si tratta di pagamenti, solidità finanziaria e inclusione; infine, le riforme strutturali dovranno investire i campi dell’imprenditoria, del fenomeno della corruzione, dell’apertura verso l’estero e della transizione ecologica.

SCENARI ALTERNATIVI

Nel documento vengono delineati diversi scenari economici a seconda del varo effettivo o meno delle riforme economiche richieste. In assenza di esse si prevede che nel 2022 il deficit di bilancio tunisino si attesterà a 15,5 miliardi di dinar, a fronte dei 10,4 miliardi dell’anno in corso (pari all’11,2% del Pil nazionale), con un conseguente incremento del fabbisogno finanziario dello Stato a 28,2 miliardi a fronte dei 21 dell’anno in corso. Dalle riforme economiche cisi attende infatti una riduzione del fabbisogno finanziario pari a 8,6 miliardi di dinar, che scenderebbe a 19,4 a distanza di un anno.

IMPATTO FINANZIARIO COMPLESSIVO

Stimato anche l’impatto finanziario complessivo delle misure fiscali proposte per il 2022, che raggiungerà 1,9 miliardi di entrate aggiuntive derivanti dall’aumento delle accise sul tabacco, da nuove imposizioni fiscali, da entrate aggiuntive di natura non fiscale nonché da altre misure adottate dal governo. Per quanto concerne invece i prezzi dei carburanti, si prevede che l’adeguamento automatico di essi alla pompa a un tasso del 3% il prossimo anno dovrebbe generare risparmi pari a un miliardo di dinar, questo mentre ci si attende un incremento dei prezzi dell’energia elettrica.

SETTORE PUBBLICO, IMPRESE PRIVATE, BANCHE

Verranno inoltre congelate le retribuzioni dei dipendenti pubblici, l’attuazione dei programmi di prepensionamento, l’implementazione della mobilità del personale nell’impresa privata e l’estensione del congedo per la creazione di imprese.

Il programma presentato ieri a Tunisi contempla infine la ristrutturazione dei debiti bancari nel quadro di un piano di consolidamento generale associato a una revisione della politica dei prezzi che prenderà avvio nel 2022, unitamente a un programma teso al consolidamento sociale.

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