IRAN, nucleare. Teheran teme un attacco israeliano e schiera la difesa aerea a protezione degli impianti

Gli ayatollah promettono «una risposta schiacciante» qualora lo Stato ebraico dovesse effettuare uno strike. L'esercitazione, effettuata simulando la protezione di un sito del programma di sviluppo perseguito dalla Repubblica Islamica, è la seconda in questo mese e viene collegata allo stallo dei negoziati con Usa ed Europa

Lunedì ha avuto luogo una esercitazione della difesa aerea iraniana, attività svolta senza preavviso presso un impianto nucleare di Bushehr, rientrante nel programma di sviluppo condotto dalla Repubblica Islamica. Si tratta della seconda volta in un mese.

SECONDA ESERCITAZIONE IN UN MESE

Secondo Mohammadtaqi Irani, portavoce governativo che ha successivamente rilasciato una dichiarazione ufficiale all’agenzia di stampa Fars, l’esercitazione si sarebbe svolta alle cinque del mattino ora locale in pieno coordinamento con le forze armate. Un’altra agenzia di stampa, la Nournews, ha invece citato Gholamali Rashid, alto comandante militare iraniano, che durante l’esercitazione ha affermato che: «Se Israele effettuerà attacchi contro l’Iran le nostre forze attaccheranno immediatamente tutti i centri, le basi, le rotte e gli spazi utilizzati per eseguire l’aggressione».

All’inizio di questo mese una unità della difesa aerea iraniana ha lanciato un missile nel corso di un’altra esercitazione che si è svolta presso Natanz, località dove si trovano alcune tra le principali installazioni del programma nucleare iraniano.

ACCORDO PROVVISORIO OPPURE «CONFLITTO CONTROLLATO»

Nel frattempo proseguono i colloqui indiretti tra Teheran e Washington nel tentativo di rilanciare l’accordo sul nucleare iraniano che era stato raggiunto nel 2015 e dal quale gli Usa si erano ritirati unilateralmente tre anni fa per decisione dell’allora presidente Donald Trump, reimponendo così dure sanzioni alla Repubblica Islamica. Dal canto suo, Israele ha sempre affermato di essere pronto a ricorrere ad altre misure (cinetiche) qualora la diplomazia non riuscisse a frenare il programma nucleare iraniano, che attualmente si trova in uno stato di rapido avanzamento.

A questo punto le alternative rimarrebbero dunque due: o un accordo provvisorio oppure un possibile «conflitto controllato», ma in quest’ultima ipotesi non è pensabile che Gerusalemme ottenga un sostegno all’attacco dai Paesi arabi del Golfo, Emirati Arabi Uniti in primis, poiché questi si troverebbero in prima linea ed esposti alle gravi conseguenze dirette e indirette di un conflitto regionale.

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