IRAN, nucleare. Il direttore del Mossad a Washington per convincere gli Usa sull’attacco agli impianti del programma di Teheran

Gerusalemme vorrebbe che gli americani approvino almeno un'azione segreta israeliana oppure incrementino le sanzioni imposte alla Repubblica Islamica, ma l'amministrazione Biden ha chiarito che non è neanche lontanamente favorevole a uno strike, dunque lo scenario maggiormente plausibile per Israele resterebbe quello di un embargo più severo

Il direttore del Mossad, David Barnea, è dunque volato negli Stati Uniti allo scopo di convincere gli americani a sostenere un attacco militare contro gli impianti del programma nucleare iraniano. Lo riferisce il quotidiano “Jerusalem Post”, che in un articolo a firma Yonah Jeremy Bob pubblicato questo pomeriggio, sottolinea tuttavia che, poiché l’amministrazione presieduta da Joe Biden ha già in precedenza chiarito ufficiosamente che non è neanche lontanamente favorevole a uno strike, lo scenario maggiormente plausibile per Israele resterebbe quindi quello dell’imposizione di sanzioni più severe alla Repubblica Islamica.

STALLO DEI NEGOZIATI  A VIENNA

I colloqui in corso a Vienna tra le potenze mondiali e la Repubblica Islamica hanno toccato un minimo storico nella giornata di giovedì scorso, con le delegazioni statunitense e dell’Unione europea che hanno definito «estreme» le richieste fatte da Teheran, accusandola di stare abbandonando l’intero complesso di intese raggiunte la scorsa primavera in direzione di un ritorno reciproco all’accordo nucleare del 2015, il JCPOA. Al riguardo, va rilevato che – secondo quanto riferito da funzionari americani – persino Cina e Russia sarebbero stati presi alla sprovvista dalla linea dura degli iraniani.

Infatti, Teheran ha chiesto la rimozione totale delle sanzioni, non solo in campo nucleare, richiesta che supera anche ciò che aveva concesso l’amministrazione Obama aveva concesso a suo tempo.

BENNET A COLLOQUIO CON BLINKEN

In una telefonata intercorsa giovedì scorso tra il primo ministro dello Stato ebraico Naftali Bennett e il segretario di Stato statunitense Antony Blinken, da Gerusalemme  era stata fatta pervenire a Washington la richiesta relativa a un blocco dei negoziati da parte delle potenze mondiali e una conseguente imposizione all’Iran di severe misure. Venerdì scorso, lo stesso Blinken aveva ammesso che l’ultimo round di colloqui sul nucleare di Teheran si era concluso perché la Repubblica islamica «non averli affrontati seriamente».

Il giorno prima, il capo del Mossad aveva dichiarato che l’agenzia di intelligence israeliana avrebbe ostacolato qualsiasi tentativo iraniano di entrare in possesso di armi nucleari. «L’Iran non avrà armi nucleari, non nei prossimi anni, ma mai. Questo è il mio impegno personale: questo è l’impegno del Mossad», aveva concluso Barnea.

ISRAELE POTREBBE AGIRE DA SOLO

Una posizione dura avallata dal presidente israeliano Isaac Herzog, che si era espresso in questo senso nel corso della cerimonia di accettazione delle credenziali presentategli dall’ambasciatore statunitense in Israele, Thomas Nides. Herzog aveva approfittato dell’occasione per sottolineare come, Israele avrebbe agito da solo se la comunità internazionale non fosse riuscita a frustrare le ambizioni nucleari dell’Iran. «Se la comunità internazionale non prende una posizione vigorosa su questo tema – ha dichiarato Herzog – lo farà Israele per proteggersi».

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