Padova, 9 novembre 2021; a cura di AGIS Unione Interregionale Triveneta – Il 3 novembre scorso la VI Commissione Consiliare della Regione Veneto ci ha convocati in audizione sui disegni di legge relativi al Bilancio di previsione 2022, che prevede tagli non lineari dal venti al cinquanta per cento.
I TAGLI NON SONO CERTO UNA NOVITÀ
Non è una novità in assoluto. Succede da anni. Ma questo, oggi, ci ha particolarmente allarmato perché il 2022 è l’anno di entrata in vigore della Legge regionale n. 17/2019 che prevede la programmazione, la triennalità, un modo nuovo di intervenire al sostegno della cultura.
Noi lo diciamo da anni che con la quantità di risorse che la Regione Veneto destina, non può essere data attuazione ad una norma che prevede la programmazione delle attività e, quindi, lo sviluppo del sistema e delle imprese pubbliche e private che ne fanno parte.
È un sistema ricco cha attraversa tutti i settori del cinema, della musica, del teatro, della danza e dello spettacolo viaggiante.
A fronte di tale ricchezza sono stati destinati poco più di 11 milioni di euro nel 2021 e ne vengono previsti poco mendo di 10 milioni nel 2022.
VANIFICARE LA RIFORMA DEL 2019
Tagliare le risorse vuol dire rendere vana la riforma normativa introdotta con la Legge 17/2019 che AGIS ha voluto e costruito assieme all’Assessorato alla Cultura. E ci sono voluti sette anni! Ma dopo sette anni, la carenza di risorse mette tutto in discussione e noi siamo più che preoccupati; non ci soffermiamo sulle cifre – che comunque sono importanti – ma ricordiamo che il confronto con le altre Regioni è impietoso.
Le nostre considerazioni e valutazioni devono andare oltre e chiedere al Governo regionale segnali precisi e visibili per intervenire con politiche culturali programmatiche ed innovative al fine di ottenere risultati in linea con quanto il territorio merita soprattutto in considerazione della necessità di uscire dalla lunga fase pandemica.
ASSENZA DI UNA POLITICA CULTURALE
Oggi non c’è una politica culturale. Questo va sottolineato. L’assenza di politiche strutturali è ormai un fatto non sostenibile. C’è bisogno di un Osservatorio, di un monitoraggio per consentire interventi mirati e strumenti moderni. Investire in cultura significa credere nel welfare culturale a favore del proprio territorio e della propria cittadinanza. Significa sostenere un comparto economico che restituisce ricchezza e crea lavoro al pari di qualsiasi altro comparto produttivo.
Per tutte queste ragioni noi non possiamo rimanere immobili e stare in silenzio di fronte ad un danno sociale, culturale ma anche economico.
Abbiamo scritto al Presidente Zaia chiedendo di intervenire, abbiamo avuto rapporti a tutti i livelli ma ora abbiamo bisogno di risposte e di certezze per consentire alle imprese di programmare le attività.
RICHIESTE PRECISE E RAGIONATE
L’intervento dello Stato non è sufficiente e non raggiunge tutti i soggetti che partecipano al «sistema». L’AGIS ha un tavolo di confronto permanente con la Regione Veneto ma se i risultati sono questi significa che qualcosa non funziona in profondità. In tempi normali la reazione sarebbe stata diversa ma non siamo in tempi normali, la pandemia non accenna a finire e quindi dobbiamo continuare a collaborare per una valutazione sempre più precisa e profonda del comparto dello spettacolo. La scarsa conoscenza concorre certamente a determinare la volontà di non intervenire in maniera strutturata.
Sono richieste precise, ragionate che richiedono ora risposte altrettanto chiare e definitive.