La scorsa settimana l’arcivescovo Andrzej Jozwowicz, nunzio apostolico presso la Repubblica Islamica dell’Iran, ha presentato le proprie lettere credenziali e ha incontrato il ministro degli esteri Hossein Amir Abdollahian.
Il lavoro del nunzio prende avvio nel corso di una fase nella quale le relazioni tra Teheran e oltre Tevere hanno registrato un incremento della tensione a seguito dell’espulsione di una suora italiana dal Paese asiatico, decretata dalle autorità iraniane all’inizio di giugno. Il giorno 28 dello stesso mese, il Pontefice aveva nominato l’arcivescovo Jozwowicz quale suo «ambasciatore» presso la repubblica Islamica, dopo che la nunziatura era rimasta vacante dal marzo precedente, quando l’arcivescovo Leo Boccardi era stato inviato a guidare la nunziatura in Giappone.
LA NUNZIATURA APOSTOLICA A TEHERAN
Nato in Polonia nel 1965, Jozwowicz è stato ordinato sacerdote dal 1990 ed è entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede nel 1997; quindi ha servito nelle nunziature di Mozambico, Thailandia, Singapore, Cambogia, Ungheria, Siria e Iran, mentre dal 2012 al 2017 è stato Segretario della nunziatura apostolica in Russia; la sua ultima sede prima di venire destinato a Teheran è stata Kigali, in Rwanda.
La Santa Sede e La Repubblica Islamica dell’Iran hanno relazioni bilaterali dal regno di Shah Abbas il Grande; dal 2 maggio del 1953, sotto il pontificato di Pio XII, hanno stabilito formali relazioni diplomatiche, mantenute anche a seguito della Rivoluzione khomeinista del 1978-79.
DUE ARCIDIOCESI
In Iran la Chiesa cattolica romana si articola su due arcidiocesi assiro-caldee, quelle di Tehran-Ahwaz e di Urmia-Salmas, che possono contare su di un vescovo e quattro sacerdoti (questo poiché nell’estate del 2019 anche l’amministratore patriarcale dei caldei di Teheran, Ramzi Garmou, si è visto negare il rinnovo del visto e non ha più potuto fare ritorno nel Paese); inoltre è presente una diocesi armena nella quale vi è soltanto il vescovo, e l’arcidiocesi latina, che al momento non ha alcun sacerdote e attende l’arrivo del suo nuovo pastore recentemente nominato, monsignor Dominique Mathieu.
Per quanto concerne la presenza religiosa, in Iran sono attive le Figlie della Carità, con tre suore a Teheran e due a Isfahan, oltre a due laiche consacrate. I fedeli sono complessivamente tremila.
CRISTIANI IN IRAN
La diocesi di Isfahan era rimasta senza vescovo per cinque anni, in quanto l’arcivescovo Ignazio Bedini, salesiano, aveva rassegnato le dimissioni per raggiunti limiti di età nel 2015 e con lui erano andati via tutti i salesiani presenti in Iran. In questi cinque anni, amministratore apostolico dell’arcidiocesi sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis è stato il lazzarista Jack Youssef, nato a Teheran nel 1971, dell’eparchia caldea della capitale iraniana.
L’unico papa ad aver visitato l’Iran è stato Paolo VI, che vi trascorse poche ore il 26 novembre 1970 (dunque ai tempi dello shah) durante uno scalo tecnico sulla rotta per l’Asia orientale e l’Oceania, questo mentre due presidenti della Repubblica Islamica dell’Iran sono stati in visita in Vaticano, si tratta degli ayatollah Mohammad Khatami (l’11 marzo del 1999) e Hassan Rohani (il 27 gennaio del 2016).