ARABIA SAUDITA, violazioni dei diritti umani. Rilasciato il giornalista che sosteneva la pace con Israele già prima degli Accordi di Abramo

Abdul Hameed Ghabin aveva preso posizione in favore della pace con lo Stato ebraico in Arabia Saudita, ma ha pagato a caro prezzo la sua audacia. In seguito egli potrebbe essere stato liberato dalle carceri di Mohammad bin Salman grazie alle pressioni esercitate dal presidente degli Stati Uniti d’America Joe Biden

Quello che, suo malgrado, ha visto coinvolto Abdul Hameed Ghabin è un palese caso di negazione della libertà di stampa. Egli, tra il 2018 e il 2019 aveva pubblicamente sostenuto l’opportunità di una pace tra la petromonarchia saudita e lo Stato ebraico, questo prima del raggiungimento degli Accordi di Abramo. Ghabin aveva inoltre criticato la politica dell’Iran e le posizioni assunte dai palestinesi, anche questo prima che divenisse un orientamento diffuso anche in Medio Oriente.

«MINACCIA» ALL’ESTABLISHMENT DI RIYADH

Per queste sue opinioni scomode e controcorrente la polizia del Regno degli al-Saud lo ha tratto in arresto con l’accusa di « minaccia all’establishment saudita».

In seguito è stato rilasciato e attualmente è in libertà, ma la sua vicenda è emblematica riguardo alla libertà di stampa e di opinione in paesi come quello, dove risulta estremamente pericoloso anche soltanto sostenere apertamente e in lingua araba sui media locali l’opportunità di una piena normalizzazione con Israele. Nei suoi articoli di stampa Ghabin aveva attaccato anche la Giordania, altra monarchia membra della Lega Araba.

Nel caso di Riyadh è risultato evidente l’imbarazzo provato, poiché i sauditi – almeno per il momento – non possono spogliarsi della veste di difensore della causa palestinese orientandosi verso una diversa prospettiva, così come hanno fatto altri Paesi arabi e africani.

DIVISIONI IN SENO ALLA FAMIGLIA REGNANTE SAUDITA

Tuttavia, la triste vicenda di Ghabin è anche cartina al tornasole di differenti visioni in seno alla famiglia reale saudita e agli uomini di potere a essa vicini, visioni in contrasto tra loro che oppongono moderati a oltranzisti.

Secondo quanto riferisce Edy Cohen, ricercatore presso il BESA Center della Bar Ilan University, nel suo Paper pubblicato l’11 agosto 2021 – https://besacenter.org/saudi-journalist-who-advocated-peace-with-israel-is-released/ -, il giornalista ha trascorso un anno in prigione e durante quel periodo di detenzione la sua cittadinanza è stata revocata, mentre le autorità di Riyadh hanno tentato di costruire a suo carico un’accusa di spionaggio in favore di Israele.

VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI

Oggi Ghabin è libero, ma viene sottoposto a severe misure restrittive, quali il divieto di lasciare il paese, di essere intervistato dai media e di aprire propri account sui social media. La sua incarcerazione ha costituito una inequivocabile violazione della libertà di stampa e di espressione, nonché dei diritti umani.

L’uomo sarebbe stato rilasciato esclusivamente per non danneggiare i delicati rapporti in atto tra i regnanti sauditi e l’amministrazione Biden. Non è escluso che nel prossimo futuro Ghabin chieda asilo politico in Occidente per sé e per la sua famiglia, dato che si ritiene che non potrà più condurre una vita normale in Arabia Saudita.

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