Oltre cento chilogrammi di droghe pesanti sono state intercettate tra l’Aeroporto intercontinentale Leonardo Da Vinci di Fiumicino e gli scali di altre capitali europee, dai Finanzieri del Comando provinciale di Roma, che hanno arrestato (o permesso l’arresto, a seconda dei casi) di ventisette corrieri.
UN’OPERAZIONE CONDOTTA IN PARTE «DA REMOTO»
Le Fiamme gialle del Gruppo di Fiumicino, in concomitanza con il calo di arrivi presso lo scalo romano registrato durante il cosiddetto lock down, avevano avviato un monitoraggio dei voli provenienti dai maggiori paesi produttori di stupefacenti, che ha indotto a concentrare l’attenzione sugli arrivi in determinati aeroporti europei e africani rimasti attivi durante l’emergenza pandemica.
Sono state, quindi, contattate le autorità competenti degli Stati interessati, attraverso gli strumenti di cooperazione internazionale vigenti, per l’attivazione dei controlli nei confronti dei soggetti ritenuti più a rischio.
I sospetti dei militari hanno trovato conferma al momento in cui i corrieri, giunti a destinazione, sono stati trovati in possesso di oltre ottanta chilogrammi di stupefacenti tra cocaina ed eroina, presso gli aeroporti intercontinentali di Lilongwe (Malawi), Nairobi (Kenya), Addis Abeba (Etiopia), Ginevra (Svizzera), Bruxelles (Belgio), Parigi (Francia), Fort De France (Francia) e Amsterdam (Olanda).
PERCHÉ IN QUESTI AEROPORTI?
Perché in questi aeroporti? Per la ragione che i maggiori controlli effettuati dalla Guardia di Finanza negli scali romani, in modo particolare a Fiumicino, hanno reso più pericoloso il transito da lì, anche per rifornire le piazze di spaccio della capitale italiana.
Sei persone, preventivamente individuate esaminando le liste dei passeggeri in arrivo presso lo scalo romano, sono state fermate con la collaborazione dei funzionari dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli con ventiquattro chili di droga al seguito. L’ingente quantitativo, grazie all’elevata purezza della droga, avrebbe consentito di immettere sul mercato oltre 1.600.000 dosi, procurando ai trafficanti guadagni per oltre cinquanta milioni di euro.
Eroina prodotta in Africa e imbarcata nel 90% del totale in porti africani, anche la cocaina, purissima, era stata anch’essa stoccata in Africa, ma l’operazione condotta «da remoto» dalle Fiamme gialle, che si sono avvalse della preziosa collaborazione delle forze dell’ordine di paesi esteri, ha portato al risultato di oggi.
UN GROSSO SEQUESTRO DI DROGA
Certamente, nell’economia generale del crimine organizzato cento chili di sostanze stupefacenti andate perdute a causa del sequestro da parte della polizia costituiscono soltanto una lieve scalfittura per le mafie dei narcotrafficanti, come del resto il vuoto generato dal mancato arrivo di un carico di questa entità sulle piazze di spaccio viene ben presto colmato, magari da organizzazioni concorrenti di quelle che il traffico avevano organizzato.
Tuttavia, va in ogni caso considerato che le organizzazioni criminali quando possibile tendono a parcellizzare i carichi da spedire, anche perché i corrieri della droga, i cosiddetti «muli», gli costano poco, sia in termini retributivi che umani, nel senso che non si curano certo della possibile afflizione derivante a questi ultimi da una possibile lunga detenzione in carcere a seguito del loro arresto.
Un camion pieno di droga che viene sequestrato dalla polizia, per l’organizzazione criminale che ha organizzato il narcotraffico, seppure essa sia in grado di ripetere l’operazione, costituisce pur sempre un danno ingente, quindi meglio rischiare il meno possibile e ricorrere ai muli.
NARCOTRAFFICO A COSTI DEL TUTTO ACCETTABILI
Infatti, i costi vivi sono del tutto sostenibili. Mediamente, in Africa un chilo di eroina costa all’incirca ottocento euro, conseguentemente, a un’organizzazione criminale che commissiona la fornitura – poniamo italiana – venti chili di quello stupefacente costeranno sedicimila euro, una somma del tutto trascurabile dunque, tenuto anche conto che quella droga verrà successivamente “tagliata” e, una volta commercializzata, frutterà agli spacciatori cinque o sei volte il costo dell’investimento.
Lo stesso discorso è valido per i corrieri, persone che versano spesso in condizioni economiche oltremodo disagiate: un africano per effettuare il trasporto della droga accetta anche soltanto mille euro, ma anche in Europa ormai i compensi si non abbassati, al punto che una donna spagnola arrestata nel corso di questa stessa operazione per fare da corriere, a fronte di pene detentive non lievi, aveva pattuito un compenso di mille e cinquecento euro. Una miseria se commensurata ai rischi corsi.