Doha dispone di super tanker in grado di effettuare tranquillamente il periplo dell’Africa qualora il canale di Suez non fosse praticabile, rifornendo in questo modo anche i mercati del Mare del Nord. Dunque l’aspetto d’interesse non è tanto questo, quanto quando questa accresciuta capacità dell’emirato del Golfo Persico (o Arabico) di esportare GNL sarà effettiva, in particolare rispetto alle esigenze del mercato nel prossimo futuro, poiché gli acquisti di materie prime energetiche in vista della stagione invernale ha inizio alla fine del mese di agosto.
UN PRIMATO CONTESO CON GLI AMERICANI
Il principale esportatore mondiale di gas naturale liquefatto (GNL) sta incrementando notevolmente la sua produzione abbattendo sul mercato i prezzi della materia prima energetica nel tentativo di estromettervi la concorrenza.
È in questo modo che, secondo gli analisti della materia, va letta la strategia elaborata e applicata da Doha, che fa perno sullo sviluppo di un progetto miliardario finalizzato all’aumento del 43% delle proprie esportazioni, con un focus sul mercato spot e sull’aggressiva (sul piano commerciale) penetrazione in Asia, area nella quale attualmente si registra una forte domanda.
I qatarini temono, non a torto, il processo di transizione globale alle energie rinnovabili, che negli ultimi tempi sta conoscendo una velocizzazione, una dinamica che alimenta le preoccupazioni nell’emirato. Il gas naturale permane la fonte di transizione nel passaggio dai fossili inquinanti alle rinnovabili, solare ed eolico, il cui sviluppo viene velocizzato nel quadro degli sforzi tesi a rallentare i mutamenti climatici.
IMPERATIVO CATEGORICO: AGIRE PER TEMPO
Come accennato, il piano del Qatar viene stimolato dall’urgenza di non perdere la posizione di primato nell’esportazione di GNL, in questo momento pericolosamente insidiato dagli americani, un mutamento al vertice della classifica che stava per venire messo in discussione nello scorso mese di aprile e che si prevede possa verificarsi nel 2024, quando saranno stati portati a termine i progetti di sviluppo americani della costa del Golfo.
Quindi Doha gioca di anticipo, guardando al mercato cinese, dove la domanda è in rapida crescita e dove a favore dei qatarini incidono le diffidenze di Pechino riguardo a una eccessiva dipendenza dalle forniture statunitensi e australiane, cioè di due paesi suoi «avversari sistemici» con i quali attraversa una fase di tensioni di natura commerciale e geopolitica.
Doha gode inoltre di un altro vantaggio rispetto ai suoi concorrenti: i suoi costi di produzione sono più bassi grazie all’abbondanza di gas naturale di cui dispone e della facilità mediante la quale esso può venire estratto, materia prima energetica nella sua massima parte presente nel gigantesco campo Nord, il più grande giacimento off shore di gas, che si estende verso la costa iraniana.
ALLA RICERCA DI FINANZIAMENTI
La compagnia energetica statale del Qatar potrebbe presto collocare sui mercati dieci miliardi di obbligazioni allo scopo di finanziare la propria espansione nella produzione e commercializzazione di gas, progetto che essa ritiene fattibile anche con il petrolio a un prezzo pari a 20 dollari al barile, cioè a un livello del 70% minore rispetto a quello attuale.
Questo, affermano a Doha, consentirebbe alla Qatar Petroleum (compagnia di proprietà statale) di impostare i prezzi al di sotto di quelli che altri esportatori sarebbero in grado di sostenere, rendendoli in questo modo non competitivi.
In ogni caso, sottolineano gli analisti, qualora si verificasse una crisi degli stock di gas naturale, il contributo apportato dalle energie rinnovabili non sarebbe in grado di supplire alla carenza e soddisfare la domanda espressa, un vero e proprio «buco» stagionale che si aprirebbe con effetti negativi sulla capacità di produzione di energia elettrica.
ASPETTATIVE FAVOREVOLI… FINCHÉ DURA
«La carenza di nuove forniture provenienti da altri paesi andrà a beneficio del Qatar», almeno così ha affermato lo scorso febbraio Saad al-Kaabi, ministro dell’energia di Doha e amministratore delegato di Qatar Petroleum, «mentre – ha poi egli aggiunto – la nostra espansione è molto veloce».
Una strategia imperniata sul mantenimento della quota di mercato globale e sulla massimizzazione delle vendite, questo prima che il mercato del gas inizi la sua contrazione, con la domanda di GNL che diminuirà mano a mano che il mondo avanzerà nella transizione energetica.
Le aspettative di successo di Doha sono però legate all’estromissione dai mercati della concorrenza, anche per paesi le cui riserve di gas sono promettenti, come ad esempio il Mozambico, attualmente travagliato dalla guerriglia islamista e dal terrorismo proprio in una sua regione (quella settentrionale di Cabo Delgado, al confine con la Tanzania) dove si trovano i maggiori giacimenti.
I MERCATI VICINI
Altre destinazioni delle esportazioni di gas di Doha potrebbero poi rinvenirsi nelle immediate vicinanze dell’emirato, nella Penisola arabica. L’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti hanno recentemente riaperto i loro confini con il Qatar, ponendo fine al blocco durato tre anni e imposto nel quadro delle dinamiche geopolitiche e belliche regionali.
Qualora le relazioni commerciali dovessero riprendere, quei paesi potrebbero rappresentare un potenziale mercato, anche alla luce della fabbisogno di gas naturale espresso dai sauditi.