L’Aquila, città circondata dalle montagne dell’Appennino che nel lungo periodo in cui il servizio militare era obbligatorio era zona di «leva alpina», il 1 e il 2 luglio scorsi ha celebrato i suoi soldati: gli Alpini del IX Reggimento, unità dell’Esercito italiano che attualmente ha sede nella città abruzzese presso la caserma “Giuseppe Pasquali – Gino Campomizzi”. Due giornate dense di eventi che hanno visto la partecipazione delle massime autorità civili locali, oltre al sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulè, al sindaco della città Pierluigi Biondi e al comandante delle Truppe Alpine, generale di corpo d’armata Claudio Berto.
CENTO ANNI DEL IX REGGIMENTO ALPINI
Le cerimonie sono state aperte il giorno 1 luglio con la deposizione di una corona presso il monumento ai caduti in caserma, quindi, l’arcivescovo metropolita dell’Aquila ha officiato una messa in cattedrale; nel pomeriggio, ospiti e Autorità sono convenuti presso l’Auditorium Parco del Castello per assistere al convegno organizzato dall’Associazione Nazionale Alpini Sezione Abruzzi (ANA), incentrato sul IX Reggimento. In esso sono stati ripercorsi gli eventi che videro protagonista l’Unità dell’Esercito durante la campagna di Russia, quindi, in conclusione dei lavori, sono stati affrontati gli aspetti di natura sociologica relativi al Corpo degli Alpini, che una volta era formato quasi esclusivamente da coscritti montanari reclutati nelle valli alpine e in Abruzzo, oggi da militari professionisti provenienti da tutte le regioni del Paese.
DUE GIORNATE DENSE DI EVENTI
Nel tardo pomeriggio di giovedì in Piazza del Duomo ha avuto luogo una mostra statica di armi e materiali in dotazione al Reggimento, infine, in serata si è esibita la fanfara della Brigata Alpina Taurinense.
Nella mattinata del 2 luglio, di fronte allo schieramento dei Battaglioni L’Aquila e Vicenza, al comando del colonnello Gianmarco Laurencig, la bandiera di guerra del IX Reggimento è stata insignita dal comandante delle Truppe Alpine, generale Berto, della Medaglia d’oro al Merito della Croce Rossa Italiana.
Presenti alla cerimonia il presidente nazionale dell’ANA, ingegner Sebastiano Favero, che ha portato il saluto della propria associazione di appartenenza, il sindaco dell’Aquila Biondi, l’assessore della Regione Abruzzo Guido Quintino Liris e il presidente della Provincia dell’Aquila Angelo Caruso.
DA TARVISIO ALL’AQUILA
A partire dal secondo dopoguerra il IX ha cambiato più volte la propria sede stanziale: da Tarvisio all’Aquila, transitando (nel 1997, con la professionalizzazione del personale dell’Esercito) dalla Brigata Alpina Julia alla Taurinense.
Il IX Reggimento Alpini è impiegabile in operazioni a elevata intensità così come in quelle di stabilizzazione in supporto della pace, capacità espresse più volte nel quadro di missioni multinazionali all’estero (Mozambico, Bosnia Erzegovina, Albania, Kosovo, Libano, Lettonia, Libia e Afghanistan), partecipando inoltre alle principali operazioni condotte sul territorio nazionale italiano in concorso con le Forze dell’Ordine, come «Strade sicure».
IL BATTAGLIONE MULTIFUNZIONALE
Il IX reggimento è un esempio «atipico» rispetto agli altri reggimenti Alpini, perché si articola su due battaglioni, il Battaglione L’Aquila, che è un’unità di fanteria alpina con tutte le sue specifiche caratteristiche, e il Battaglione Vicenza. Quest’ultimo è un battaglione multifunzionale orientato allo svolgimento di attività di pubblica utilità e a interventi in casi di calamità naturali nella regione appenninica centrale.
Ha capacità duali che lo rendono in grado di venire impiegato in caso di emergenze, oltre a fornire soccorso in montagna, facendo «sistema» attraverso la collaborazione con il Corpo nazionale del soccorso alpino, collaborazione sperimentata in Abruzzo, Piemonte e Veneto. In caso di necessità tre squadre di soccorso sono sempre pronte a intervenire sull’intero territorio nazionale.
Secondo il generale Berto «oggi tutti gli Alpini, sia quelli in armi che quelli in congedo, guardano all’Aquila, poiché il IX Reggimento rappresenta un modello di come un’Unità militare possa essere parte integrante della cittadinanza, in quanto non c’è quasi differenza tra l’impegno militare e quello civile, oltre a costituire una risorsa per il Paese».