ESTERI, controversie. Israele, il nuovo ministro dell’energia incontra il negoziatore americano sul confine marittimo con il Libano

«Israele è disposto a prendere in considerazione “soluzioni creative” al fine di risolvere la controversia di confine in atto con Beirut», lo ha dichiarato mercoledì scorso Karine Elharrar, ministro dell’energia dello Stato ebraico, in occasione del suo incontro con il mediatore americano nei colloqui indiretti John Desrocher

Il neoministro dell’energia dello Stato ebraico, Karine Elharrar ha affermato che Israele è disposto a prendere in considerazione «soluzioni creative» al fine di risolvere la controversia di confine in atto con Beirut. Le dichiarazioni dell’esponente dell’esecutivo di coalizione appena varato sono state rese in occasione dell’incontro avuto mercoledì scorso a Gerusalemme dalla Elharrar con John Desrocher, il mediatore americano nei colloqui indiretti tra Israele e Libano che hanno a oggetto la definizione del confine marittimo tra i due paesi.

NEGOZIATI COL NUOVO GOVERNO ISRAELIANO

La Elharrar ha poi inteso sottolineare come i negoziati in corso con il Libano rivestano la massima importanza nonostante la recente transizione del governo. Al riguardo va ricordato che l’ultimo round di colloqui sulla questione hanno avuto inizio questa settimana in Libano e sono quindi proseguiti con l’incontro di mercoledì a Gerusalemme.

Obiettivo dei negoziati è quello di giungere a una soluzione alla disputa sulla frontiera marittima tra i due Paesi in grado di consentire lo sviluppo delle risorse naturali della zona a beneficio dei suo abitanti.

Lunedì scorso Desrocher aveva incontrato il presidente libanese Michael Aoun, che ha comunicato al mediatore statunitense «di essere pronto a proseguire i negoziati», esortando altresì Washington a «esercitare pressioni al fine di pervenire a colloqui equi e senza precondizioni», osservando inoltre che Israele «non può imporre la sua visione unilaterale sul corso dei negoziati».

860 KM² DI MARE PIENI DI GAS

I colloqui indiretti tra Libano e Israele, Stati che non hanno relazioni diplomatiche poiché in guerra da decenni, hanno preso avvio nell’ottobre 2020 e hanno rappresentato i primi negoziati tra i due Paesi negli ultimi trenta anni. Tuttavia, dopo diversi cicli di trattative i negoziati sono finiti in un vicolo cieco e quindi sono stati rinviati, riprendendo il mese scorso con una sessione, la prima da quando il presidente degli Stati Uniti d’America Joe Biden è stato eletto alla Casa Bianca, mentre il round che sta avendo luogo questa settimana è il primo da quando Naftali Bennett ha prestato giuramento come primo ministro di Israele.

Sia Israele che il Libano rivendicano ciascuno 860 chilometri quadrati di Mar Mediterraneo, specchio di mare che rivendicano all’interno delle proprie zone economiche esclusive (ZEE). Il Libano, che ha iniziato la perforazione offshore per l’estrazione di gasi all’inizio del 2021, auspica di poter iniziare le perforazioni nella zona contesa nei prossimi mesi; Beirut ha suddiviso l’area in dieci blocchi, dei quali tre si trovano all’interno dell’area contesa.

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