SVIZZERA, Unione europea. Berna volta le spalle all’accordo quadro con Bruxelles

Il Consiglio federale della Confederazione elvetica ha deciso di non dare seguito all'accordo raggiunto nel 2018, finalizzato alla stabilizzazione delle relazioni reciproche; anni di negoziati vanno dunque in fumo per l’insoddisfazione degli svizzeri

Il Consiglio federale della Confederazione elvetica ha deciso di non dare seguito all’accordo raggiunto nel 2018 con l’Unione europea finalizzato alla stabilizzazione delle loro relazioni reciproche, anni di negoziati vanno dunque in fumo per l’insoddisfazione manifestata da Berna.

Esso, che sarebbe constato di trentaquattro pagine, avrebbe dovuto sostituire i complessivi centoventi accordi bilaterali in essere, dirimendo (aspetto importante) l’annosa questione relativa alla cosiddetta «parità di condizioni», cioè in sostanza la concorrenza leale, richiesta dall’Unione europea al Paese alpino. Una trattativa che era rimasta congelata dal 23 novembre del 2018, data nella quale la stesura definitiva del testo dell’accordo quadro era stata elaborata dai negoziatori di entrambe le parti.

I PUNTI FERMI DI BERNA

Gli svizzeri avrebbero voluto espungere i tre punti per loro problematici, vale a dire gli aiuti di Stato (notoriamente regolamentati in modo stringente dalla normativa in vigore nell’Unione europea), alcuni aspetti relativi alla libera circolazione delle persone e quello sui livelli dei salari, materia che nella Confederazione elvetica trova protezione in misure di accompagnamento contrattuale controllate dalle parti sociali.

Il Consiglio federale svizzero si è impuntato poi sulla Direttiva relativa alla cittadinanza europea e al suo corollario di disposizioni sulla libera circolazione transfrontaliera dei lavoratori. Le autorità di Berna hanno inoltre eccepito sui paragrafi che avrebbero dovuto regolamentare il diritto di soggiorno permanente nel territorio della Confederazione elvetica dei cittadini comunitari, l’accesso all’assicurazione svizzera e le prestazioni sociali aggiuntive in caso di disoccupazione.

LO SPIRAGLIO LASCIATO APERTO

L’Unione europea non era intenzionata a riaprire nuovamente i negoziati e, dunque, adesso alla luce del diniego svizzero si blocca tutto. Dal canto suo, Berna attraverso un proprio comunicato ufficiale ha reso noto che: «Il Consiglio federale ritiene tuttavia nell’interesse comune della Svizzera e dell’Unione europea che vada  salvaguardato il futuro della comprovata cooperazione bilaterale, mantenendo in vigore gli accordi esistenti, impegnandosi in un dialogo politico con Bruxelles su ulteriori forme di cooperazione».

«Senza questo accordo – prosegue la nota della Confederazione elvetica -, gli sviluppi nelle relazioni reciproche non saranno possibili e i nostri accordi bilaterali, inevitabilmente decadranno».

Sono ormai trascorsi cinquant’anni dall’entrata in vigore dell’Accordo di libero scambio, mentre venti ne sono passati da quella degli Accordi bilaterali I e II, ma a distanza di tanto tempo, oggi gli impianti di tali intese necessitano una revisione, poiché non sono più all’altezza delle attuali relazioni tra Svizzera e Unione europea.

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