ARTE, pittura. La scomparsa di Gaspare Giansanti: ci lascia un creatore di incanti

Di origini contadine, era arrivato a Roma da Guarcino, un piccolo centro del Frusinate, alla fine degli anni Cinquanta. Da Dio, che non concede doni comuni a tutti, ne aveva avuto uno speciale, gli era stata conferita la prodigiosa capacità di sapere osservare; avere la pazienza necessaria per capire e poi applicare la conoscenza

di Rosario Sprovieri – Maledetta pandemia. Il Covid-19 fra le sue numerose, povere vittime, ha arrestato per sempre anche la vita dell’amico Gaspare Giansanti, uno dei grandi testimoni viventi dell’arte novecentesca a Roma.

Egli fu davvero un personaggio tutto da scoprire. Teneva accuratamente nel cuore un magnifico tesoro, unico e prezioso, per questo spese gran parte dei suoi giorni per rivelarlo a tutti, lasciandone una traccia ai posteri. Infatti trasferì tutto in un libro, tutto il suo mondo di straordinari ricordi.

Di origini contadine, era arrivato a Roma da Guarcino, un piccolo centro del Frusinate, alla fine degli anni Cinquanta. Da Dio, che non concede doni comuni a tutti, ne aveva avuto uno speciale, gli era stata conferita la prodigiosa capacità di sapere osservare; avere la pazienza necessaria per capire e poi applicare la conoscenza totalmente alla causa.

SAPERE OSSERVARE

Col tempo aveva perfezionato la sua tecnica personale, mettendo a frutto il proprio talento. Adesso, con il suo «ingegno – come diceva Enrico Mattei – gli diventava facile vedere possibilità dove gli altri non vedevano alcunché».

Ore e ore a osservare, esaminare ed esplorare. A toccare con mano le opere d’arte, a cercare di comprendere le tecniche, i soggetti e le tematiche della visionarietà dei più grandi maestri del novecento.

Una scuola “non convenzionale” è stata la sua, il tirocinio del tutto privato; una scuola a tempo pieno nella quale con profitto ha strofinato fra l’arte il proprio cervello, riuscendo a scavare nel profondo dell’anima degli artisti.

Tutto è accaduto presso la galleria d’arte “La Nuova Pesa” di Roma, in via del Vantaggio, dove lavorò per dieci anni. È qui che ha affinato il suo modo di discernere. Discernere, appunto, che significa proprio «vedere chiaro tra», osservare con molta attenzione, «scegliere separando».

DISCERNERE

Quel discernimento che diviene processo di conoscenza soltanto attraverso un’osservazione solerte e assidua; quell’attività che necessita di una sperimentazione attenta al fine di orientarsi nella vita. L’operazione che ci consente di valicare i limiti della non solo conoscenza, ma anche del nostro sapere.​ È stata questa la rivincita sulla vita dell’amico Gaspare, proprio in questo processo cognitivo, in quella sua attenzione straordinaria, fotografica; azione che ha contribuito, e non poco, allo sviluppo delle sue smisurate capacità d’incremento di tutte le facoltà: ricordare, memorizzare e archiviare ogni evento, ogni conoscenza, ogni minimo dettaglio.

Cosa complessa da non considerare quale automatismo fine a sé stesso, vera palestra di apprendimento per una smisurata crescita culturale, umana e artistica. Una reale Università praticata sul campo.

IN RAPPORTO CON TANTI ARTISTI

Gaspare, che era entrato nel mondo della cultura dalla porta di servizio, se interrogato era capace di sorprendere anche i protagonisti più illustri della materia; singolari le sue considerazioni fatte a protagonisti come il professor Antonello Trombadori,​ l’editore Arnoldo Mondadori e il timoniere Alvaro Marchini.

L’avviamento alla materia artistica – come mi ha sempre ripetuto lui stesso – lo doveva al maestro Salvatore Provino, suo mentore. Poi, un rapporto speciale lo ha legato per sempre a tanti altri grandi maestri: Bruno Caruso, Aldo Turchiaro, Alberto Ziveri (per il quale si fece modello), Piero Guccione, Giannetto Fieschi, Gian Luigi Mattia, Ennio Calabria, Carlo Levi, Josè Ortega, Corrado Cagli e Sergio Ceccotti.

Le sue mani, il suo lavoro, lo hanno portato a frequentare mezzo mondo, il fior fiore della cultura italiana ed europea. Tuttavia, da uomo mite che era, non smise mai i panni dell’umiltà e della saggezza, aspetti del suo carattere che gli derivavano dal Dna della sua terra, dalle antiche tradizioni contadine, dall’eredità della guerra e dalla dignità di ogni umile lavoro.

LASCIA UN VUOTO

Ci mancherà il tuo sorriso Gaspare. Il tuo canto per l’arte, ma non certo il tuo cuore. A breve i ricordi, che abbiamo insieme trascritto, troveranno forma in un libro che racconta quegli anni dell’arte, è tutto patrimonio dei tuoi ricordi, per me sono state ottime lezioni, direttamente dalla cattedra della vita.

Continuerà e avrà vita il nostro progetto, questa è la promessa solenne che mi sento di fare! Tutto sarà portato a buon fine, amico mio carissimo, sono certo che ovunque continuerò a dar voce ai tuoi ricordi ti avrò ancora accanto e,  nel silenzio, ancora una volta, avrò il piacere di riascoltare il risveglio dei tuoi nuovi incredibili ricordi. Ciao Gaspare. ​ ​ ​ ​

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