ESTERI, Asia. Taiwan, tensioni con Pechino: le rivendicazioni cinesi e la leadership nella produzione dei microchip

Un’isola poco più grande della Sicilia, con più di quattro volte i suoi abitanti – 5 milioni contro quasi 24 – è il paese leader di una produzione strategica necessaria allo sviluppo di ogni altra industria evoluta. L’isola in questione si chiama Taiwan ed è da qui che proviene l’85% della produzione mondiale di semiconduttori, memorie e microchip indispensabili nella produzione di manufatti industriali di ogni tipo.
Una posizione dominante che si somma ad una collocazione geografica strategica, poiché solamente 160 km dividono l’isola di Taiwan dalla Cina di cui faceva parte. Motivo per il quale Pechino l’ha sempre considerata parte integrante del proprio territorio nazionale.

L’isola ribelle da riportare all’ordine 

La “provincia ribelle”, in cui nel 1949 trovarono rifugio i nazionalisti di Chiang Kai-shek sconfitti nella guerra civile, in ossequio al principio di una sola Cina deve essere ricondotta all’ordine ed è considerata da Pechino alla stregua di un affare interno.
Riconosciuta da 15 nazioni in tutto il mondo, Taiwan è uno degli ultimi retaggi della guerra fredda e uno dei epicentri di crisi più pericolosi del mondo, nel quale si stanno moltiplicando le provocazioni militari dalla Cina. I cinque grandi che siedono in maniera permanente al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite: Stati Uniti, Russia, Francia, Gran Bretagna e ça va sans dire, la Cina, non l’hanno mai riconosciuta come, del resto, i paesi dell’Unione Europea.

L’escalation cinese minaccia l’indipendenza 

Tuttavia, Taiwan intrattiene stretti rapporti di collaborazione e di commercio con tutti i paesi occidentali ed è uno dei maggiori acquirenti dei sistemi d’arma statunitensi. Rapporti che hanno indotto il recente vertice dei G7 in Gran Bretagna, ad esprimere la propria “grave preoccupazione per l’escalation militare” registrata nelle ultime settimane attorno all’isola.
Le azioni intimidatorie e le continue incursioni cinesi nello spazio aereo di Taiwan, infatti, sembrano le prove generali di una invasione e, comunque, configurano la gravità della minaccia cinese alla indipendenza dell’isola, che oggi si caratterizza per la propria libertà economica e politica e per il sistema democratico che la governa. Il ruolo egemonico perseguito dalla Cina nel continente asiatico e nel mondo sembrano passare da Taiwan.

Cosa faranno gli Usa in caso d’invasione? 

Gli anni nei quali la popolazione e il governo di Taiwan prendevano in considerazione una riunificazione morbida, in cambio del rispetto dell’autonomia, sono alle spalle, cancellati dal feroce esempio di normalizzazione subito da Hong Kong. Ma Taiwan non è Hong Kong e per quanto non ci sia nessun trattato militare che imponga agli Stati Uniti di intervenire in caso di un’invasione cinese, pare implicito l’impegno americano in difesa dell’isola.
La Cina e gli Stati Uniti hanno bisogno dei microchip di Taiwan per alimentare la loro crescita economica, ma anche per implementare la loro sofisticata industria bellica. Sono questi i motivi per i quali Taiwan è oggi uno dei luoghi più caldi del pianeta.

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