MEDIO ORIENTE, Palestinesi. Verso l’autocrazia, Mahmoud Abbas ha rinviato le elezioni politiche nei Territori: adesso divamperà la violenza?

Già da prima che il presidente dell’Anp emanasse il decreto di rinvio, da Gaza gli oppositori del Fatah gli avevano lanciato inquietanti avvertimenti, paventando una possibile «intifada intestina» ai Palestinesi. Tuttavia, seppure la dirigenza di Ramallah abbia tutto da perdere da una escalation della violenza, questa ipotesi viene ritenuta egualmente poco probabile, poiché la gente ormai è stanca e distaccata dalle dinamiche politiche, mentre sia il Fatah che lo stesso Hamas registrano un declino dei consensi nei loro confronti

Le fonti ufficiali dell’Amministrazione palestinese (Anp) hanno immediatamente riportato le parole pronunciate a Ramallah dal vecchio presidente Mahmoud Abbas dopo l’emanazione del decreto di rinvio delle elezioni politiche per il rinnovo del Consiglio legislativo palestinese, precedentemente indette per il giorno 22 maggio «Nessuna elezione senza Gerusalemme Est».

Rinvio per decreto presidenziale

Egli, cercando di giustificare l’atto, ha lamentato i ritardi delle autorità dello Stato ebraico nel fornire le risposte alle istanze dell’Anp, relative al voto dei cittadini palestinesi di Gerusalemme Est, un ritardo che si sarebbe poi trasformato nell’opposizione di un vero e proprio rifiuto, motivato con la «mancata formazione di un governo israeliano e la conseguente impossibilità di assumere una decisione del genere in assenza di una leadership politica rappresentativa».

Abbas ha quindi dichiarato di aver deciso consapevolmente per il rinvio delle elezioni, volendo comunque esercitare il diritto a tenerle anche a Gerusalemme Est, in quanto «capitale eterna dello Stato palestinese».

«Abbiamo creduto nella democrazia – ha poi egli aggiunto – e ci siamo impegnati per portare a termine il progetto nazionale, per noi le elezioni non sono né una procedura né una tattica, piuttosto un’affermazione della democrazia e del nostro diritto alla Palestina».

Il rifiuto della società civile palestinese

«Il decreto presidenziale di rinvio – si affermava in una nota diffusa successivamente dall’agenzia ufficiale di stampa Wafa – è seguito «alla decisione assunta a maggioranza nel corso della riunione della Rappresentanza palestinese allargata», consesso che ha visto la partecipazione degli esponenti dell’Olp (Organizzazione per la Liberazione della Palestina), di quelli del comitato centrale del Fatah e di altri leader delle fazioni palestinesi.

Tuttavia, numerosi settori della società civile palestinese sono rimasti contrariati da questa decisione, e l’hanno contestata oltreché sul piano politico anche su quello del diritto, poiché, secondo la legge, la competenza in materia è della Commissione elettorale centrale.

Immaginabile la reazione di Hamas, che da Gaza ha ribadito il proprio rifiuto della posticipazione o dell’annullamento delle elezioni. Al contrario, la proposta del movimento islamista  è quella della ricerca di una soluzione concordata a livello nazionale (quindi con tutte le altre fazioni palestinesi, Jihad islamica inclusa) che porti al ricorso a forme di imposizione della consultazione a Gerusalemme Est malgrado l’autorizzazione non sia stata concessa dagli israeliani o, comunque, con queste ultime non siano state neppure poste in essere forme di coordinamento.

La reazione di Hamas e gli avvertimenti ad Abbas

Secondo Hamas, si tratterebbe di una posizione «perfettamente in linea» con le precedenti decisioni assunte a livello nazionale a seguito del fallimento degli Accordi di Oslo, poiché, sempre secondo Hamas, i protocolli da essi derivanti, che regolano le procedure elettorali nel territorio dell’Anp, «violano i diritti e la sovranità del popolo palestinese».

Recentemente, a seguito di una riunione dei leader delle oltre trenta liste che si erano presentate alle elezioni, riunione che ha avuto luogo a Gaza, è stato inviato un duro avvertimento al presidente dell’Anp, mediante il quale gli si faceva presente che se avesse rinviato o annullato pretestuosamente le elezioni sarebbe stato molto probabile un nuovo divampare della violenza, cioè, di fatto, una intifada intestina ai palestinesi.

Una ennesima escalation della violenza non potrebbe che danneggiare Mahmoud Abbas, che ha tutto da rimetterci da un incremento della tensione, situazione che, al contrario, avvantaggerebbe Hamas.

La poco probabile «intifada intestina»

Però, non è del tutto sicuro che agli islamisti al potere nella striscia di Gaza un deterioramento della situazione convenga, poiché, ragionando sui dati disponibili emergerebbe che una intifada del genere non sembrerebbe essere nel novero delle probabilità.

Infatti, la popolazione palestinese dei Territori è stanca e sempre più distaccata dalle dinamiche politiche locali. Lo confermerebbero i risultati di una ricerca effettuata dal professor Hillel Frisch, docente di Politica e studi sul Medio Oriente presso la Bar-Ilan University nonché senior research associate presso il Begin-Sadat Center for Strategic Studies, ricerca resa pubblica mediante il BESA Center Perspectives Paper n. 2.012 del 30 aprile scorso.

L’analisi dei dati ricavati da Google Trends evidenzierebbe una flessione dell’interesse dei palestinesi a questo ennesimo scontro tra Fatah e Hamas, al punto che le ricerche effettuate in rete non hanno generato dati sufficienti a fornire una ripartizione geografica che avrebbe potuto permettere un confronto tra l’Anp in Cisgiordania e gli orientamenti nella striscia di Gaza, oppure tra la Cisgiordania settentrionale (le aree di Nablus, Jenin, Tulkarem), dove il Fatah è storicamente più forte, ed Hebron (al-Khalil) nel sud.

Il disinteresse dei palestinesi

Lo scontro in vista delle elezioni, poi rinviate, non ha dunque generato picchi di interesse tra la gente, sempre meno appassionata alle vicende relative alle due formazioni politiche maggiori, Fatah e Hamas, una tendenza che verrebbe confermata dalle curve statistiche elaborate già prima della questione sulle elezioni a Gerusalemme Est.

Nel suo paper, il professor Frisch ha analizzato nel dettaglio le diverse variabili che avrebbero potuto incidere sull’esito del voto per il Consiglio legislativo palestinese, prendendo in esame i vari collegi elettorali e il rispettivo peso in termini di consensi delle varie formazioni politiche, unite o divise al loro interno che siano. Egli, confrontando i dati rilevati a partire dal 2004, è giunto alla conclusione che il calo di interesse per entrambe le fazioni principali si sarebbe conclamato a partire dal 2015, probabilmente a causa del mancato raggiungimento di un accordo politico tra le due parti in lotta che avrebbe posto fine alla spaccatura (inqisam).

Sempre secondo Frisch, Hamas, ora che le elezioni che la vedevano comunque in vantaggio, farà tutto quanto in suo potere per scatenare dei violenti disordini in Cisgiordania, territorio controllato da Abbas, nonostante la sicurezza dell’Anp sia attiva nella prevenzione e nella repressione dei militanti di Hamas.

Rinforzato il coordinamento dei servizi di sicurezza

Al riguardo, rileva in particolare Frisch, il coordinamento tra i servizi di sicurezza dell’Anp (che rinvengono in Majid Faraj, delfino di Abbas, elemento apicale dei mukhabarat) e quelli israeliani è stato completamente riattivato, consentendo un’azione determinante nell’intaccare pesantemente le capacità operative di Hamas nelle zone di Jenin, Nablus, Ramallah ed Hebron, mentre Abbas ha evitato di reintegrare nei loro posti di lavoro i dipendenti dell’Amministrazione ritenuti sostenitori del movimento fondamentalista radicale.

Seppure il fuoco covi sotto la cenere, afferma il docente della Bar-Ilan, ad Hamas mancherebbero però sia la credibilità che le risorse necessarie a innescare una rivolta in Cisgiordania, anche perché, soprattutto dopo l’ondata di Covid-19, il movimento ha perso parte della sua capacità di mobilitazione dei palestinesi.

«Abbas, quindi – conclude Frisch -, si farebbe un favore annullando le elezioni e, segretamente, date le particolari circostanze, Hamas probabilmente è d’accordo con il presidente dell’Anp».

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