CRIMINALITÀ, pesca di frodo. Napoli: raccolta indiscriminata di datteri di mare nel Golfo

Disposte diciannove misure cautelari personali nei confronti di due gruppi di persone accusate di associazione a delinquere aggravata finalizzata alla consumazione di reati ambientali, inquinamento, disastro ambientale, danneggiamento e ricettazione. Alterato l’ecosistema marino, amplissime zone tra quelle investigate sono risultate desertificate, essendo quasi totalmente scomparsa la specie protetta e la biodiversità a essa associata

Nell’ambito di un’inchiesta diretta dalla Procura di Napoli, la Guardia di Finanza – Reparto operativo aeronavale di Napoli ha disvelato l’esistenza di due sodalizi criminali, dediti, attraverso modalità organizzate e professionali, alla raccolta indiscriminata di datteri di mare nel Golfo partenopeo.

La specie marina è protetta da diverse convenzioni internazionali nonché da direttive comunitarie, mentre a livello nazionale il divieto di cattura, detenzione e commercializzazione risale all’anno 1988.

La speciale tutela è giustificata dal grave e irreparabile danno che subisce la scogliera e l’ecosistema marino a seguito della frantumazione necessaria a estrarre i pregiati molluschi, i quali hanno bisogno di almeno trenta anni per incunearsi nella roccia calcarea e raggiungere così una misura idonea alla collocazione commerciale.

Mercimonio della specie protetta

Le indagini, condotte dalle Fiamme gialle e durate più di tre anni, hanno disvelato l’esistenza di un vasto mercato illecito avente a oggetto la specie protetta, con le due organizzazioni che avevano stabilito un vero e proprio rapporto di mutua assistenza per procacciare il prodotto ittico, specie nei periodi di maggiore domanda, quasi sempre in coincidenza delle festività natalizie e pasquali, quando per un chilo di datteri gli acquirenti sono disposti a pagare fino a duecento euro.

Gli appartenenti ai due gruppi delinquenziali si dedicavano in maniera costante e abitudinaria, sia al prelievo dei datteri di mare, catturati ricorrendo alla distruzione di interi tratti di scogliera campana, che alla loro successiva commercializzazione presso numerosi ristoranti e pescherie della regione, nonché a una variegata clientela che annoverava anche esponenti di famiglie malavitose napoletane.

Sono più di cento le persone individuate nel corso delle indagini, tutte a vario titolo attiva nell’ambito del mercato nero del dattero di mare.

Nelle conversazioni intercettate veniva utilizzato spesso un codice segreto allo scopo di evitare l’esplicito riferimento alla specie protetta, nella piena consapevolezza della illiceità del relativo commercio.

I reati contestati

I reati contestati sono associazione a delinquere aggravata in quanto finalizzata alla consumazione di reati ambientali, inquinamento e disastro ambientale, danneggiamento e ricettazione.

Nei confronti di sei indagati è stata adottata la misura custodiale in carcere. Si tratta dei presunti vertici dei due sodalizi, che gli investigatori ritengono essere i responsabili della devastazione ecosistemica cagionata attraverso lo spregiudicato prelievo dei datteri dalle coste di Napoli e Capri. Per altri sei, invece, è stata disposta la custodia domiciliare.

Quattro saranno obbligati a presentarsi quotidianamente presso gli uffici della polizia giudiziaria, mentre per altri tre è stato disposto il divieto di dimora. In particolare, due militari, indagati per favoreggiamento e rivelazione di segreto d’ufficio, non potranno dimorare in Campania.

L’ordinanza dispone altresì il sequestro preventivo di tre locali commerciali a Napoli e a Castellammare di Stabia (luoghi dove i datteri venivano occultati e quindi immessi in commercio), il sequestro del profitto derivante dalla vendita del prodotto illegale, il sequestro di due natanti utilizzati dagli indagati per recarsi sui punti di prelievo della specie protetta, nonché, infine, di tutto lo strumentario adoperato per compiere materialmente l’attività.

L’alterazione dell’ecosistema marino

L’alterazione dell’ecosistema marino e la compromissione della biodiversità, è stata accertata grazie alla collaborazione di un gruppo di esperti di zoologia, ecologia e geologia ambientale di cui si è avvalsa la Procura della Repubblica di Napoli, è particolarmente grave nella porzione sommersa della scogliera esterna che protegge il porto di Napoli e nell’area dei faraglioni di Capri.

Amplissime zone investigate sono risultate desertificate, essendo quasi totalmente scomparsa la specie protetta e la biodiversità a essa associata.

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