Roma, quartiere di Casal Bertone, mercoledì 17 marzo 2021, ore 18:00. In piazza Santa Maria Consolatrice, luogo di aggregazione sociale della zona sono i vespri: la porta della chiesa è aperta e, all’interno del tempio si attardano le ultime vecchiette dopo il rosario; dal sagrato si gode di una totale panoramica della piazza: nonostante per la regione Lazio sia stata decretata la «zona rossa» è piena di gente. Alcuni bambini, distanziati e sotto il vigile controllo delle loro mamme, giocano nell’area recintata dove ci sono scivoli e altalene; le mamme scambiano due parole tra loro.
Poco più in là, un nutrito gruppo di anziani, alcuni con la mascherina protettiva correttamente indossata, altri invece con il naso scoperto, alcuni – pochi per fortuna – addirittura senza protezione Sono tutti seduti sulla lunga panchina «collettiva» di marmo. Stanno tutti appiccicati.
I bar rimasti aperti nel pomeriggio stanno chiudendo, il personale ormai non accetta più clienti ed è intento al riordino e alle pulizie del locale; la saracinesca è già mezza abbassata. Nel frattempo, su via di Casal Bertone transita una vettura dell’ATAC della linea 545 diretta verso il suo capolinea al Verano: è piena di passeggeri. Dunque, «distanziamento sociale» eguale a zero.
Roma, quartiere di Casal Bertone, mercoledì 17 marzo 2021, ore 19:30
Stesso quartiere, ma un’ora e mezza dopo. Un uomo appena uscito dal suo posto di lavoro si trova in fila al supermercato di via di Portonaccio.
È un serata rigida, fa freddo, per cena vorrebbe bersi un bicchiere di vino bianco assieme alla moglie nel tepore della cucina nella sua abitazione ma non lo potrà fare, perché la cassiera alla quale porge la bottiglia per pagarla gli dice che a quell’ora gli alcoolici non glieli possono vendere, poiché da poche decine di minuti è entrata in vigore l’ordinanza proibizionista della sindaca Virginia Raggi, che ha imposto il «divieto di vendita per asporto di bevande alcoliche e superalcoliche presso esercizi di vicinato e distributori automatici, dalle ore 18:00 alle ore 07:00».
L’uomo rimane stralunato, è contrariato da questo incomprensibile divieto e prova a insistere, lo fa con cortesia, ma non c’è nulla a fare. Le commesse, ovviamente, si sono comportate come dovevano, non avrebbero certo potuto contravvenire al Decreto n. 43 del 5 marzo 2021, quello che ha disposto il divieto di vendita per asporto di bevande alcoliche e superalcoliche presso gli esercizi di vicinato, nonché attraverso distributori automatici dalle ore 18:00 alle ore 07:00.
Nel frattempo alla cassa si è formata una piccola fila di persone in attesa di pagare spesa, tutti sono adeguatamente distanziati tra di loro e, tutti, non possono fare a meno di criticare il provvedimento ridicolizzandolo.
Il pover’uomo esce quindi sconsolato dal supermercato e si dirige a passi veloci verso la vicina fermata dell’autobus, sta arrivando il 409 e lui dovrà prenderlo per recarsi a largo Preneste. Ovviamente anche questa vettura e piena di passeggeri.
Roma, quartiere di Casal Bertone, mercoledì 17 marzo 2021, ore 19:45
Pochi minuti dopo, una delle persone che si trovava in fila al supermercato dietro al lavoratore che aveva potuto comperare una bottiglia di vino, dopo aver commentato negativamente assieme agli altri astanti il provvedimento della sindaca Raggi, prova a vedere se quelle «voci di popolo» erano davvero fondate.
«Li proibiscono qui – non pochi clienti avevano rilevato trovandosi d’accordo -, ma tanto poi a chi vuole davvero ubriacarsi glieli vendono lo stesso da un’altra parte, magari nella via qua dietro…»
Egli imbocca una strada adiacente, poco illuminata dai lampioni. L’unica fonte radiosa di luce sono le lampade del minimarket gestito da stranieri, uno di quelli che prima del lockdown rimanevano aperti tutta la notte.
L’uomo entra dentro, tranne l’esercente nel negozio in quel momento non c’è nessuno.
«Vendete vino?» – gli chiede.
L’esercente non esita e, in un italiano stentato risponde di sì.
«Sono lì…» – aggiunge, indicando lo scaffale ricolmo di bottiglie di vino, grappe e whisky – «che vino vuoi? Quello che costa di più o quello che costa di meno?»
L’uomo estrae gli occhiali dal taschino e prende tempo facendo finta di valutare i vari prezzi e le varie qualità della merce esposta in vendita, nel frattempo, con una mossa fulminea l’esercente chiude la porta a vetri scorrevole del suo negozio.
Quando vede che l’uomo indugia riguardo all’acquisto prova a mercanteggiare: «Ti faccio prezzo quattro euro, guarda che questa costa sette…»
In effetti, i prezzi di quelle bottiglie di vino, anche quelle più a buon mercato, costano mediamente di più di quelle che si comperano nei supermercati.
L’uomo ha soddisfatto la propria curiosità, ha compreso che quello in vigore da questo pomeriggio è un proibizionismo da operetta. Ringrazia, saluta e poi esce dal minimarket senza acquistare merce vietata.
Proibizionismo da operetta
Seppure quello della Raggi sia un proibizionismo da operetta, tuttavia, per questo non vuol dire che non sia pericoloso. Un provvedimento, inoltre, che è indice del germe di quello «Stato etico» che, nonostante tutto, continua a covare in certe coscienze, pronto a sprigionarsi endemicamente come il malvagio genio della lampada.
Fuori da ogni moralismo va dunque urlato che misure del genere non sortiscono effetti neppure sul piano mediatico, perché assolutamente non comprese, anzi, al contrario risultano (come si è visto) deleterie sul piano della pratica della legalità, gà oltremodo difficile in questo Paese, purtroppo, persino in condizioni di normalità.
Proibire in questo modo equivale a incrementare l‘illegalità e ad arricchire i disonesti. Un po’ come avviene con la droga.
La fotografia di corredo al testo dell’articolo è stata scattata dall’autore alcune settimane fa a bordo di una vettura dell’ATAC della linea 409 a Roma, in una domenica pomeriggio di rigido «lockdown» e «distanziamento sociale»