BALCANI, Macedonia. Il parlamento greco ratifica gli accordi di Prespa: la Fyrom cambia nome e diviene “Macedonia del Nord”.

Il 25 gennaio scorso il parlamento di Atene ha ratificato gli accordi di Prespa mettendo fine alla ventennale disputa sul nome con Skopje. La Fyrom (acronimo che indicava la ex repubblica jugoslava di macedonia) assumerà la denominazione di “Macedonia del Nord”. Nonostante le dure proteste, in alcuni casi anche molto violente, inscenate da coloro i quali erano contrari a questa soluzione, il parlamento greco (153 voti favorevoli e 146 contrari) ha ratificato gli accordi con i macedoni ex jugoslavi, accordi che erano stati stipulati nello scorso mese di giugno. La soluzione dell’annosa controversia è foriera anche di contropartite, infatti per Skopje riceve si sblocca il processo di integrazione nell’Unione europea e nella NATO, che aveva subito il boicottaggio ritorsivo del Governo greco.

Si conclude così una delle controversie più complesse e risalenti della regione balcanica, innescatasi all’inizio degli anni Novanta a causa della dissoluzione della Federazione jugoslava. Il requisito ostativo opposto da Atene si basava sul fatto che il nome “Macedonia” è parte integrante dell’eredità storica e culturale del Paese ellenico e, dunque, il suo uso da parte della Repubblica ex-jugoslava doveva essere considerato come una vera e propria usurpazione e fonte di possibili futuri germi secessionistici.

Dopo anni di contrasti e di mediazioni prive di risultati, anni farciti di viscerali rigurgiti nazionalisti, speculazioni politiche e resistenze di entrambe le parti, un compromesso è stato raggiunto grazie allo sforzo diplomatico di Alexis Tsipras e del suo omologo macedone Zoran Zaev. Un epilogo ormai atteso, tuttavia affatto scontato, che, ovviamente, è stato accolto con soddisfazione in molte cancellerie occidentali, a Bruxelles e a Washington.

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