ARCHITETTURA, progetti. Il numero 477 de l’industria delle costruzioni dedicato alla rassegna dei progetti italiani

È l’occasione di rilanciare il valore del progetto approvando una legge sulla qualità dell’architettura, auspicata da anni e recentemente tornata al centro del dibattito, una legge con la quale riportare al centro, soprattutto per le opere pubbliche, i valori del progetto e non solo il processo con la sua gestione che, seppure importante, non può essere scambiato con il fine

La rivista intende affrontare la questione dei rapporti tra progettisti e imprese per sollecitare una seria e necessaria riflessione di più ampio carattere culturale sul tema della progettualità a cui dovrebbero tendere non solo i due attori principali ai quali è affidata l’ideazione e la realizzazione materiale dell’opera, ma anche naturalmente la committenza e prima ancora i decisori politici.

I progetti presentati nel numero 477, insieme a quelli vincitori e segnalati nell’edizione 2020 dei Premi In/Architettura, sembrano muoversi nella convinzione che solo l’agire congiunto degli attori coinvolti verso obiettivi comuni, supportato da strategie chiare e mirate, possa condurci verso la ricostruzione di città e spazi per vivere all’altezza della nostra civiltà.

Uno sguardo oltre la crisi

Il prolungarsi dell’emergenza sanitaria e dei suoi effetti, tanto sul piano sociale ed economico quanto sui cambiamenti dei modi di vivere la città e lo spazio domestico, e lo spiraglio positivo che si sta aprendo con il Recovery Fund sollecitano una seria e più ampia riflessione di carattere culturale sul tema della progettualità e dell’intervento sul territorio.

L’Istituto Nazionale di Architettura e l’ANCE, in collaborazione con Archilovers, hanno voluto, anche attraverso i Premi In/Architettura 2020, lanciare uno sguardo oltre la crisi, valorizzando le occasioni di architettura di qualità del nostro Paese e offrendo un contributo culturale per il rilancio di tutto il settore delle costruzioni che vive e vivrà, ancora una volta, una fortissima crisi.

È il momento di costruire una visione più ampia sul destino futuro delle nostre città, di pensare a un sistema organico e precisamente finalizzato di interventi senza cadere nella pericolosa abitudine dell’agire in emergenza, a cui dovrebbero tendere non solo i due attori principali – progettisti e imprese – ai quali è affidata l’ideazione e la realizzazione materiale dell’opera, ma anche naturalmente la committenza e prima ancora i decisori politici.

Una legge sulla qualità dell’architettura

È l’occasione di rilanciare il valore del progetto approvando una legge sulla qualità dell’architettura, auspicata da anni e recentemente tornata al centro del dibattito, una legge con la quale riportare al centro, soprattutto per le opere pubbliche, i valori del progetto e non solo il processo con la sua gestione che, seppure importante, non può essere scambiato con il fine.

È nel raggiungimento di questi obiettivi che si fa appello alla sensibilità dell’altra categoria coinvolta in questi processi, quella delle imprese, per condurre una battaglia culturale che veda nel progetto di architettura un valore aggiunto e non un mero ostacolo in termini di tempi ed esiti economici dell’operazione.

I progetti presentati nel numero dell’industria delle costruzioni, insieme a quelli vincitori e segnalati nell’edizione 2020 dei premi In/Architettura, sembrano muoversi in questa direzione nella convinzione che solo l’agire congiunto degli attori coinvolti verso obiettivi comuni, supportato da strategie chiare e mirate, possa condurci verso la ricostruzione di città e spazi per vivere all’altezza della nostra civiltà.

Dialogo consolidato

Nel dialogo che si svolge da sessanta anni intorno al tavolo In/Arch, tra forze economiche e culturali che partecipano al processo edilizio nasce inevitabilmente una cultura ed un’etica della responsabilità rispetto ad ogni processo di trasformazione e di governo del territorio.

«L’Istituto di Architettura deve essere un centro dove i vari personaggi della scena architettonica, dagli industriali ai giornalisti, finora isolati, trovino un canale di comunicazione, la sede di sinceri e chiari dissidi, lo strumento per rompere la segregazione». Bruno Zevi, 26 ottobre 1959, Teatro Eliseo di Roma

In oltre sessant’anni di attività l’impegno dell’Istituto è stato sempre guidato da questa stella polare: costruire ostinatamente un rapporto virtuoso tra cultura ed economia, tra cultura del progetto e cultura imprenditoriale, tra progettisti e costruttori.

Condividi: