EMERGENZA CORONAVIRUS, illeciti. Operazione «Giù la maschera»: mascherine e camici non certificati destinati alla Protezione Civile del Lazio: tre arresti

Sequestri di materiali per una ammontare di ventidue milioni di euro

I militari del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Roma hanno eseguito l’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali e reali con la quale il G.I.P. del Tribunale capitolino, su richiesta della Procura della Repubblica di Roma, ha disposto gli arresti domiciliari nei confronti di Aleksić Andelko, Farina Vittorio (classe 1955), già attivo nel settore della carta stampata, e Romeo Domenico (classe 1970), indagati, a vario titolo, per frode nelle pubbliche forniture e truffa aggravata nonché, Aleksić e Farina anche per traffico di influenze illecite.

L’Autorità giudiziaria ha altresì disposto il sequestro preventivo del profitto dei reati contestati, per un importo di quasi ventidue milioni di euro, a carico dei tre arrestati e della società milanese European Network TLC S.r.l., nei cui confronti è stata emessa la misura interdittiva del divieto di contrarre con la Pubblica amministrazione.

A seguito di una segnalazione dell’Agenzia regionale della Protezione Civile del Lazio alla Procura della Repubblica di Roma, i Finanzieri del Gruppo tutela spesa pubblica del Nucleo di polizia economico-finanziaria hanno ricostruito le vicende relative alla fornitura di cinque milioni di mascherine FFP2 e 430.000 camici alla Regione Lazio da parte della European Network TLC nella prima fase dell’emergenza sanitaria, databile tra il marzo e l’aprile dello scorso anno, per un prezzo complessivo di circa ventidue milioni di euro.

A fronte dei contratti sottoscritti, che prevedevano la consegna di dispositivi di protezione individuale marcati e certificati CE, rientranti nella categoria merceologica di prodotti ad uso medicale, l’impresa milanese facente capo ad Aleksić, che fino al mese di marzo 2020 era attiva soltanto nel settore dell’editoria ha, dapprima fornito documenti rilasciati da enti non rientranti tra gli organismi deputati per rilasciare la specifica attestazione e, successivamente, per superare le criticità emerse durante le procedure di sdoganamento della merce proveniente dalla Cina, ha prodotto falsi certificati di conformità forniti da Romeo anche tramite una società inglese a lui riconducibile, ovvero non riferibili ai beni in realtà venduti.

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