CINEMA, cultura. Renato Casaro: affiche da Sergio Leone ad Amadeus, fino all’Ultimo Imperatore

Treviso celebra con una grande mostra il cartellonista che «firmò» i manifesti per i capolavori del cinema di Cinecittà e Hollywood, ultimo protagonista di un'arte ormai scomparsa

A Treviso, con una grande mostra in tre diverse sedi cittadine (al nuovo Museo Nazionale Collezione Salce, che per l’occasione apre nella ritrovata Chiesa di Santa Margherita, al Complesso di San Gaetano, l’altra sede del Museo, e ai Musei Civici di Santa Caterina) il Ministero per i Beni artistici e culturali e il Turismo (Mibact), tramite la Direzione regionale Musei Veneto, il Comune di Treviso e la Regione del Veneto, rendono omaggio a Renato Casaro, nato nella città sul Sile nel 1935, considerato l’ultimo dei grandi cartellonisti di cinema.

Ultimo protagonista di un’arte ormai scomparsa

Un’artista che ha saputo trasporre, disegnandola, l’anima di un film in un manifesto, il tutto mentre lo stesso era ancora in lavorazione, potendo spesso contare solo su qualche fotografia di scena e su un formidabile intuito comunicativo.

Ultimo protagonista di un’arte ormai scomparsa, Casaro assurge a simbolo di quella scuola italiana di cartellonisti del cinema dove perizia tecnica, creatività, genio e istinto erano le garanzie e il valore aggiunto per il successo di innumerevoli film nazionali e internazionali. Da Treviso a Roma a Hollywood, attraversando con la sua arte la seconda metà del secolo scorso, egli ci lascia in eredità una mirabile galleria di manifesti, testimonianza fondamentale per la storia del cinema.

A curare la mostra sono Roberto Festi e Eugenio Manzato, con la collaborazione di Maurizio Baroni, tre specialisti del settore, che hanno analizzato l’enorme archivio di Casaro (più di mille i manifesti e le locandine da lui realizzate), selezionando testimonianze di un percorso artistico durato cinquant’anni.

Il sodalizio di Casaro con il cinema inizia quando, ancora ragazzo, creò le grandi sagome, pezzi unici dipinti a mano, che vennero collocate all’ingresso del Cinema Teatro Garibaldi e del Cinema Esperia a Treviso. A diciannove anni, nel 1954, partì per Roma, dove trovò lavoro nello studio di Augusto Favalli e dove rimase per un anno e mezzo, imparando le tecniche e i «trucchi del mestiere». Criminali contro il mondo (1955) fu il suo primo manifesto ufficiale. Nel 1957, sempre a Roma, aprì un proprio studio.

Geniale artigiano

Artigiano di genio, sin dagli esordi Casaro misura la sua arte con quanto Cinecittà e il cinema internazionale andavano proponendo. Via via il suo stile conquista grandi registi e Hollywood: Jean-Jacques Annaud, Dario Argento, Marco Bellocchio, Ingmar Bergman, Bernardo Bertolucci, Luc Besson, John Boorman, Tinto Brass, Liliana Cavani, Francis Ford Coppola, Milos Forman, Costa-Gavras, Pietro Germi, Claude Lelouch, Ugo Liberatore, Sergio Leone, Sidney Lumet, Anthony Mann, Mario Monicelli, Francesco Rosi, Alberto Sordi, John Sturges, Giuseppe Tornatore, François Truffaut, Carlo Vanzina e Carlo Verdone.

La mostra documenta centosettanta film e lo fa partendo dal “prodotto finito”, ovvero dai manifesti a due e quattro fogli, destinati alle sale cinematografiche o all’affissione.

Sono oltre un centinaio i pezzi selezionati e restaurati per l’occasione, alcuni dei quali acquisiti per questa esposizione. I rari e introvabili fogli del decennio 1955-1965, mai apparsi in una mostra, presentano un artista in rapida formazione che, grazie al fertile ambiente romano, dove Cinecittà in quegli anni rappresentò una delle industrie più prolifiche, riuscì a dare il meglio di sé in ogni genere: storico, peplum, commedia, noir e il nascente e dirompente fenomeno del «Western all’italiana».

È sorprendente vedere accostati, nella grande “terrazza” del Santa Margherita, Trinità e Rambo o gli indimenticabili manifesti di capolavori quali I magnifici sette, C’era una volta in America, Amadeus, Il nome della rosa, Il tè nel deserto, L’ultimo imperatore.

L’esposizione trevigiana

Strutturata con una progressione cronologica, ma anche con una scansione tematica che segnala i generi più frequentati da Casaro, la mostra, sia nella sede di Santa Margherita che in quella di Santa Caterina, accosta ai grandi e multicolori affissi, una selezionata serie di bozzetti studio e gli originali, l’opera finita che serviva per stampare il manifesto, provenienti dall’archivio dell’artista e da importanti collezioni pubbliche e private.

Questo permette di comprendere al meglio la crescita professionale e la cifra stilistica dell’artista ma anche le innovazioni tecniche che Casaro adotta e sviluppa negli anni: dalla istintiva pennellata degli esordi, alle composizioni in parte fotografiche degli anni Settanta, sino alla raffinate maquettes ad aerografo che lo rendono celebre, in particolare nei ritratti degli attori protagonisti, tra gli anni Ottanta e Novanta, quando il manifesto disegnato giunge al tramonto. Una perizia che gli vale la collaborazione con le maggiori case di produzioni americane (Fox, United Artists, MGM, Columbia).

Nelle tre sedi della mostra è presente un inedito video, prodotto da FilmWork che, per flash, mostra al pubblico trailer e spezzoni di film dei quali Casaro ha curato il corredo iconografico e alcune sue riflessioni su un’invidiabile e per certi versi unica carriera professionale.

Sei film «simbolo»

Nei sede dei Musei Civici di Santa Caterina si sviluppa la sezione Treviso, Roma, Hollywood, una carrellata di opere che si abbinano e si completano con quelle presentate, con il titolo L’ultimo cartellonista, nella innovativa sede di Santa Margherita dove è stata allestita anche una sezione didattica e dove i visitatori più giovani potranno, in totale autonomia, creare un loro manifesto di cinema. E ancora, un sezione dedicata agli ipovedenti con la riproduzione tridimensionale del celebre affisso Il tè nel deserto.

Una terza sezione, dal titolo Dall’idea al manifesto, è allestita negli spazi del complesso di San Gaetano. Qui il pubblico può scoprire l’intera filiera per la creazione di un manifesto: dai contatti con le case di produzione o di distribuzione ai primi schizzi a matita; dal bozzetto di prova, spesso con le varianti richieste, o imposte, dalla committenza, a quello esecutivo, sino allo studio per l’inserimento del lettering (un tempo manuale, in seguito fotomeccanico) e alla stampa. Sei film simbolo di Casaro raccontano, con una forte valenza didattica, tutto il mondo tecnico e artistico che sta dietro la creazione di un manifesto.

Gli oltre trecento pezzi presentati nelle tre esposizioni sono pubblicati nel prestigioso volume realizzato per questa mostra da Grafiche Antiga (pp. 412 in edizione monolingue italiana e inglese) e curato da Roberto Festi che riporta – oltre a tutte le opere presenti in mostra – testi critici e di approfondimento, immagini d’epoca, fotografie di scena e un primo analitico repertorio delle sue opere.

Info: Collezione Salce – MiBAC T www.collezionesalce.beniculturali.it

Musei Civici di Treviso www.museicivicitreviso.it

Condividi: