Coloro i quali avevano accolto l’appello lanciato da Aleksei Navalny, leader dell’opposizione al presidente Vladimir Putin, hanno trovato la polizia ad aspettarli nelle strade delle città della Federazione Russa.
Infatti, anche stavolta il Cremlino ha usato la «mano pesante» contro i dissidenti, inviando a reprimerli i reparti del ministero dell’interno in assetto anti-sommossa, che non hanno esitato a ricorrere a maniere brutali per evitare che le manifestazioni indette avessero luogo.
La «mano pesante» del Cremlino
Infatti, si sono registrate repressioni violente in numerose città, dove i poliziotti hanno caricato i pacifici dimostranti, giungendo addirittura in non pochi casi ad aggredire anche i giornalisti e i fotoreporter regolarmente accreditati che indossavano la pettorina gialla identificativa della stampa.
In questo senso il bilancio della giornata di «operazioni di ordine pubblico» è oltremodo eloquente: circa 5.000 arresti, questo almeno secondo quanto hanno riportato i media indipendenti.
Soltanto a Mosca, città nella quale ha avuto luogo la manifestazione più partecipata, gli arresti effettuati ammontano a quasi 1.400.
Tra di essi anche la moglie del dissidente numero uno, Alexei Navalny: infatti, Yulia Navalnaya è stata fermata mentre usciva da una stazione della metropolitana della capitale, da dove è stata tradotta con la forza nella stazione di polizia di Shcherbinka, un distretto settentrionale della capitale. Ella è stata poi rilasciata alcune ore dopo.
Ci sono stati cortei a Mosca, San Pietroburgo, Krasnoyarsk, Vladivostok, Novosibirsk. A san Pietroburgo è stato arrestato anche il noto rapper Oxxxymiron (Miron Fedorov).
Nella capitale la polizia ha iniziato a fermare i manifestanti che si radunavano nei pressi del carcere Matrosskaya Tishina di Mosca, dove è detenuto Alexey Navalny.
Le reazioni internazionali
«Gli Stati Uniti condannano l’uso persistente di tattiche dure contro manifestanti pacifici e giornalisti da parte della autorità russe per la seconda settimana di seguito», questo il messaggio diffuso in rete dal segretario di Stato Usa Antony Blinken, che ha altresì rinnovato alla Russia la richiesta di liberare coloro che si trovano in stato di detenzione per avere esercitato i loro diritti civili, incluso lo stesso Navalny.
A queste parole ha duramente replicato Mosca, che ha denunciato «la grave ingerenza» di Washington negli affari interni della Russia, accusando inoltre gli americani di essere i registi delle proteste.
«Le grossolane interferenze degli Usa negli affari interni della Russia sono un fatto dimostrato così come la promozione di fake news e di appelli ad azioni non autorizzate su piattaforme internet controllate da Washington», ha al riguardo dichiarato il ministro degli esteri russo Lavrov.
Il responsabile della diplomazia europea Joseph Borrel ha dal canto suo espresso disappunto riguardo alle repressioni delle manifestazioni di dissenso. Va rilevato che egli ha in programma nei prossimi giorni una missione a Mosca per discutere delle tematiche relative alle relazioni tra l’Unione europea e la Russia e il rispetto dei diritti umani.