Il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano è in Camerun per una visita ufficiale della durata di sei giorni, egli è giunto nella capitale per imporre il pallio a monsignor Andrew Nkea Fuanya, arcivescovo di Bamenda, ma durante la sua permanenza nel Paese africano avrà in agenda un fitto programma di incontri a livello istituzionale, il primo dei quali ha avuto luogo al suo arrivo a Yaoundé, quando è stato accolto dal primo ministro Josesph Dion Ngute, quindi, il giorno seguente, 29 di gennaio, è stato ricevuto dal presidente Paul Biya.
Parolin era latore di un messaggio del pontefice per il capo dello Stato ospite, tuttavia – almeno secondo quanto ha in seguito riferito la stampa locale -, nel corso dell’incontro è stato affrontato anche il tema della cosiddetta «crisi anglofona», ovvero delle turbolenze registrate nelle regioni anglofone del Nordovest camerunense, nelle quali la popolazione lamenta una marginalizzazione rispetto al centro, giungendo addirittura a manifestare concreti segnali di una deriva separatista.
In quella stessa giornata, il cardinale segretario di Stato ha anche incontrato i vescovi del Camerun e, il giorno seguente, ha celebrato una messa nella basilica di Maria Regina degli Apostoli di Myolye, sempre nella città di Yaoundé. L’imposizione del pallio all’arcivescovo Fuanya era invece prevista per oggi, 31 gennaio, a Bamenda.
Il primo di febbraio, il segretario di Stato tornerà a Yaoundé per celebrare nuovamente messa, stavolta per religiosi e religiose nella cattedrale di Notre Dame. Egli visiterà anche la Home of Hope di Yaoundé, un centro fondato quarant’anni fa dal padre gesuita Yves Lescanne allo scopo di aiutare i bambini di strada e i giovani detenuti nelle carceri.