Da un rapporto recentemente diffuso dall’United States Census Bureau (USCB), l’istituto federale di statistica degli Usa, è emerso come l’8% dei cittadini statunitensi adulti si sia sottoposto alla vaccinazione contro il virus Covid-19, mentre poco più della metà del campione intervistato, il 51%, ha invece riferito che lo avrebbe fatto, con un altro 26% che si è espresso in termini probabilistici.
I dati sono il frutto dell’ultima revisione in ordine di tempo della cosiddetta «fase 3» dell’indagine sui comportamenti in materia sanitaria della popolazione americana avviata il 6 gennaio scorso e conclusasi il successivo giorno 18, una indagine che durante la sua effettuazione è stata interessata da una modifica nel questionario, poiché sono state aggiunti ulteriori quesiti relativi alla disponibilità e all’atteggiamento riguardo alla vaccinazione contro il Covid-19.
I quesiti vertevano sull’avvenuta vaccinazione o meno e, in caso affermativo, sulla disponibilità personale a farsi inoculare la successiva dose di richiamo prevista dal piano sanitario nazionale, mentre ai soggetti adulti che non erano ancora stati vaccinati è stato chiesto se intendevano farlo una volta che il vaccino fosse stato disponibile; infine, a coloro i quali si sono espressi in merito manifestando incertezza è stato invece chiesto quale fosse il motivo della loro riluttanza.
Il rapporto è stato elaborato dal sociologo Thom File e dallo statistico Abinash Mohanty, entrambi in servizio presso la Divisione statistiche economiche e abitative dell’USCB. Essi, interfacciandosi con i vari Centers for Disease Control and Prevention (CDC), hanno potuto ricavare informazioni utili alla loro ricerca attingendo alla vasta mole di risposte, 68.348 pervenute su 1.037.972 questionari inviati alle famiglie americane, questo il campione statistico rappresentativo del complesso dell’attuale popolazione adulta degli Stati Uniti d’America, pari a circa 226 milioni di persone. aggiunto in collaborazione con i Centers for Disease Control and Prevention (CDC)
I dati emersi dalla ricerca
Come accennato, circa la metà degli individui intervistati che deve ancora venire sottoposto alla vaccinazione ha dichiarato che «sicuramente» si vaccinerà nel momento in cui il siero sarà disponibile.
Si stima che il 95% dei 19 milioni di americani che hanno dichiarato di essere stati sottoposti alla vaccinazione contro il Covid-19 sono disponibili a sottoporsi anche al richiamo, mentre il 51% dei circa 226 milioni di adulti che devono ancora venire vaccinati ha dichiarato che «sicuramente» prevede di sottoporvisi quando sarà possibile;
il 26% di individui adulti ancora da vaccinare ha riferito che «probabilmente» si sottoporrà alla vaccinazione quando il siero sarà reso disponibile, mentre il 14% ha dichiarato che «probabilmente non si vaccinerà», infine il 10% delle persone intervistate si è detto convinto riguardo al fatto che «sicuramente non si vaccinerà».
Dall’analisi complessiva dei dati emergerebbe dunque che circa un quarto di tutti gli adulti americani non vaccinati «probabilmente non» o «sicuramente non» si sottoporrà ala vaccinazione contro il virus Covid-19.
Analisi effettuata per classi di età
L’indagine statistica ha altresì posto in evidenza come esista una correlazione tra il favore riguardo alla sottoposizione a vaccinazione e le classi di età, con le persone più anziane apparse maggiormente propense a immunizzarsi.
A essere certi della scelta si sono dichiarati il 71% degli adulti ultrasessantacinquenni intervistati e il 51% di quelli aventi un’età tra 45 e i 64 anni.
Nella fascia di età compresa tra i 30 e i 44 anni e i 18 e i 29 anni soltanto il 41% ha indicato che si sarebbe «sicuramente» sottoposto alla vaccinazione una volta che il siero verrà reso disponibile.
Analisi effettuata per gruppi etnici
Delle variazioni riguardo alla propensione dei singoli cittadini statunitensi adulti sono state rilevate anche con riferimento al gruppo etnico di provenienza.
Circa due terzi degli asiatici ancora non vaccinati ha risposto che si sottoporrà «sicuramente» alla vaccinazione, a fronte del 56% dei bianchi non ispanici, del 47% degli ispanici, del 37% dei non ispanici di altre razze (o di due o più razze incrociate) e del 30% degli afro originari.
L’incidenza della copertura assicurativa sanitaria
Gli atteggiamenti riguardo alla possibile sottoposizione al vaccino sono stati inoltre influenzati dalle differenti condizioni socio-economiche degli intervistati, che con le loro risposte hanno confermato le sensibili differenze nelle condizioni di vita nel Paese.
Infatti, le risposte ai quesiti del questionario dell’USCB sono risultate variare sulla base dalla copertura o meno dell’assicurazione sanitaria delle persone, con coloro i quali non ne beneficiavano, non potendo permettersela, che hanno espresso minore propensione a vaccinarsi.
Tra i non vaccinati, oltre la metà (56%) degli adulti assicurati e il 34% degli adulti non assicurati ha dichiarato che si sarebbe «sicuramente» sottoposto alla vaccinazione, con una quota di incerti pari al 49 per cento. A questi ultimi è stato quindi chiesto quali fossero le ragioni alla base della loro diffidenza nei confronti del vaccino contro il Covid-19.
Le ragioni alla base della diffidenza al vaccino
Le risposte più frequenti includevano:
per il 51% degli intervistati la preoccupazione riguardo ai possibili effetti collaterali, con una quota del 50% che preferisce attendere altro tempo per vedere se i vaccini sono sicuri;
per il 28% la sensazione che altre persone maggiormente bisognose di venire immunizzate possano avere bisogno del vaccino più urgentemente in questo momento.
A tutti gli intervistati è stato anche chiesto se avevano ricevuto una diagnosi positiva di Covid-19 da un medico, ebbene, il 14% ha indicato di essersi sottoposto al test.
Ovviamente, con il procedere della campagna di vaccinazione, quindi a fronte di un numero crescente di cittadini statunitensi vaccinati, l’USCB sarà nelle condizioni di disporre di una mole di dati maggiore sulle propensioni e gli atteggiamenti della popolazione americana in questo specifico campo di indagine, pervenendo inoltre a più accurate e significative analisi delle differenze di natura demografica nei tassi di vaccinazione e nelle diagnosi di positività al Covid-19.