I vescovi del Coordinamento Terrasanta, gruppo di religiosi cattolici europei, nord-americani e sud-africani che dagli anni Novanta si reca periodicamente in Palestina per visitare le comunità cristiane, la scorsa settimana si sono riuniti in videoconferenza per ascoltare i cristiani di Cisgiordania, Gaza e Israele sulla loro missione, resilienza e testimonianza in queste circostanze senza precedenti.
Essi, in un comunicato emesso al termine dell’incontro avvenuto da remoto, hanno sottolineato come questo sia un momento nel quale non c’è molto ottimismo, poiché «i problemi causati alla salute dal Covid-19, che hanno colpito il mondo intero, sono aggravati dai conflitti, dall’occupazione e dal blocco», mentre «l’assenza di pellegrini stranieri ha esacerbato le diffuse difficoltà economiche, aumentato i livelli di disoccupazione e spinto molte più famiglie nella povertà».
I vescovi denunciano «la mancanza di progresso politico, insieme all’espansione incessante degli insediamenti illegali e all’impatto della legge sullo Stato-Nazione di Israele», che, a loro avviso, continuerebbe a «erodere qualsiasi prospettiva di soluzione pacifica a due Stati» della questione palestinese, chiedono infine «a tutti di rafforzare la solidarietà con il popolo di Terrasanta».
Essi si sono poi appellati ai leader politici di riprendere a guidare i negoziati. Tuttavia, questi stessi esponenti della Chiesa cattolica si sono poi rivolti alla comunità internazionale affinché «chieda allo Stato di Israele di assumersi la responsabilità morale, legale e umanitaria di rendere i vaccini Covid-19 accessibili ai palestinesi in Cisgiordania e a Gaza», incoraggiando allo stesso tempo la cooperazione da parte dell’Autorità palestinese.