La Guardia di Finanza ha eseguito un provvedimento di fermo d’indiziato di delitto emesso in data odierna dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo nei confronti di Ejjed Nouri, cittadino tunisino gravemente indiziato del reato di favoreggiamento personale con finalità di terrorismo.
L’uomo, un cinquantenne da tempo residente in Sicilia, è accusato di aver favorito la latitanza prima, e la fuga all’estero in seguito, del ricercato internazionale Abidi Aymen, destinatario di mandato di cattura europeo, spiccato dell’Autorità giudiziaria della Repubblica federale tedesca, in quanto ritenuto responsabile del delitto di tentato omicidio, commesso a Lipsia il 9 aprile scorso.
Nouri avrebbe garantito ad Aymen rifugio e ospitalità in Sicilia, offrendogli inoltre la possibilità di riparare nel suo paese di origine, la Tunisia.
Quest’ultimo, braccato dalle forze di polizia tedesche dopo i fatti di sangue di Lipsia, era riuscito a lasciare clandestinamente la Germania, trovando rifugio a Firenze, città nella quale il 23 luglio era stato rintracciato e arrestato dalla locale Squadra Mobile, che lo associava successivamente presso la casa circondariale di Solliciano.
Il tunisino, però, il 17 settembre all’interno del palazzo di giustizia del capoluogo toscano, ove era stato tradotto per comparire dinanzi alla competente Corte d’Appello per le procedure di rito conseguenti al suo arresto, mediante l’uso di violenza riusciva a sottrarsi alla vigilanza del personale della Polizia penitenziaria e a evadere facendo nuovamente perdere le proprie tracce.
Dalle indagini, coordinate dal Procuratore Aggiunto M. Sabella e dai Sostituti Calogero Ferrara e Renza Cescon della Dda di Palermo e condotte dai militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Agrigento, hanno dimostrato che Abidi, sul finire dello stesso mese raggiungeva la Sicilia, trovando sicura accoglienza, per oltre un mese in un’abitazione di un piccolo centro della provincia di Trapani.
Il 28 ottobre il ricercato veniva trasferito in un capanno ubicato nei pressi di un molo di una cittadina rivierasca del trapanese, da dove il successivo giorno 31, nottetempo veniva fatto imbarcare su un gommone diretto in Tunisia, natante riutilizzato in seguito per introdurre cittadini extracomunitari in territorio italiano. Raggiunte le coste tunisine, Abidi veniva preso in consegna da un sodale dell’odierno fermato.
Nelle intercettazioni agli atti d’indagine Ejjed si diceva orgoglioso, nonostante il rischio di essere arrestato, di aver assicurato la fuga all’estero di Abid, che rischiava di essere condannato in Germania per fatti correlati ad attività terroristiche.
Il provvedimento di fermo si rendeva necessario poiché Nouri, avendo il sospetto di essere indagato e temendo di poter venire arrestato, aveva pianificato di scappare a sua volta in uno stato estero dove poteva contare sull’appoggio di propri famigliari.