Tre «peacekeeper» dell’Onu hanno perso la vita in due diversi attacchi compiuti da gruppi armati nella Repubblica Centrafricana, mentre altri due militari sono rimasti feriti.
Agguati ai caschi blu
Gli agguati hanno avuto luogo a Dekoa (località situata nella parte centrale del Paese) e nella zona meridionale di Bakouma. Il gruppo di caschi blu era stato inviato in missione nella Repubblica Centrafricana in occasione delle elezioni presidenziali e parlamentari che si svolgeranno domani, domenica 27 dicembre, in funzione di garanzia il corretto svolgimento delle operazioni di voto, cercando al contempo di limitare le violenze in atto tra forze governative e i ribelli.
I tre militari caduti erano del Burundi, dall’Onu è giunta la dichiarazione che il loro assassinio potrebbe venire considerato un crimine di guerra.
Tensione a Bangui
In vista del voto i gruppi armati minacciano l’attuale presidente Faustin Archange Touadéra, alleato della Russia e del Rwanda. Egli ha accusato il suo predecessore François Bozizé di voler fare un colpo di stato attraverso l’azione dei gruppi ribelli, un tentativo deliberato di impedire la consultazione elettorale indetta per domani.
Dal canto suo, Bozizé, che è stato escluso dalle elezioni e che è persona destinataria delle sanzioni dell’Onu, ha tuttavia negato queste accuse.
In ogni caso, la popolazione della Repubblica Centrafricana vede nuovamente violato un accordo di pace – quello raggiunto nel 2019 dal governo e i gruppi armati -, assistendo così alla ormai quasi trentennale serie di colpi di stato e violenze che affliggono il loro paese.
Si ripropone lo scenario di guerra
Si ripropone dunque l’abituale scenario di guerra, con il suo corollario di vittime, profughi ed emergenze umamitarie.
Le Nazioni Unite, nel quadro dell’United Nations Multidimensional Integrated Stabilization Mission in the Central African Republic (MINUSCA), hanno recentemente schierato un contingente di pace a seguito dell’intensificarsi della violenza nella regione occidentale del paese. I caschi blu hanno preso posizione in due località nel territorio della prefettura di Ombelamboko, area sotto attacco da parte delle organizzazioni armate 3R, MPC e Anti Balaka, queste ultime milizie cristiane formatesi nel 2013 a seguito dell’ascesa al potere di Michel Djotodia.
Sono questi tre gruppi guerriglieri, al momento i più importanti nel Paese, hanno minacciato di attaccare la capitale Bangui e deporre il presidente attualmente in carica qualora quest’ultimo ponesse in atto brogli elettorali allo scopo di vedere riconfermato il proprio mandato.
Due incognite gravano sul Paese
Due grandi incognite gravano sul Paese: il rischio di un rinvio delle elezioni a causa di una possibile rivolta e l’intensificarsi delle attività di guerriglia nel dopo elezioni qualora si riaffermasse al potere Touadéra.
Nelle ultime due settimane la tensione ha conosciuto una fase incrementale, sia nelle regioni nordorientali che nella capitale, che potrebbe venire interessata direttamente dai combattimenti.
L’accordo di pace raggiunto lo scorso anno ha trovato applicazione soltanto in minima parte e due terzi del Paese si trovano sotto il controllo delle milizie che si oppongono al governo.
Un notevole ostacolo al processo di pace è costituito dalla non ammissione alle liste elettorali di non pochi esponenti di tali milizie, che, conseguentemente, non godono dell’immunità loro necessaria a un piena e legittimata partecipazione alle trattative.
Ingerenze esterne
Russi e ruandesi appoggiano il governo di Bangui, i primi hanno inviato nella Repubblica Centrafricana un centinaio di contractors, i secondi proprie unità militari ed è grazie a questi determinanti apporti che Touadéra è finora riuscito a contenere gli attacchi della guerriglia che lo insidia.
In precedenza, Bangui aveva stipulato un accordo con Mosca in materia di Difesa e cessione di materiali di armamento.
Il Paese riveste un ruolo fondamentale in quando dispone di immense ricchezze del sottosuolo e, inoltre, si trova al centro di uno snodo strategico tra il Ciad, la regione dei Grandi Laghi e il resto dell’Africa centrale.