2019 anno nero per i cristiani, il dato emerge da un rapporto pubblicato dall’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) il 16 novembre, in occasione della Giornata internazionale della tolleranza.
esso induce a una riflessione, specialmente in una situazione come quella attuale, nella quale le misure emergenziali adottate in funzione del contrasto della diffusione dei contagi del coronavirus hanno portato a restrizioni che, in molti casi, hanno limitato l’esercizio delle libertà religiose.
L’intolleranza è stata misurata attraverso i rapporti quotidiani redatti dall’Osservatorio per la cristianofobia e dell’Osservatorio sulla discriminazione e l’intolleranza dei cristiani in Europa, che denunciano sistematicamente gli attacchi alle chiese e agli altri luoghi di culto.
Tra gli oltre cinquecento crimini specifici registrati dall’OSCE figurano gli attacchi contro sacerdoti cattolici, gli incendi appiccati alle chiese, la distruzione delle immagini della Madonna, il vandalismo dei consultori cattolici e il furto di ostie consacrate.
La Francia risulta il primo paese per odio anticristiano, con 144 casi nel 2019, la maggioranza dei quali contro chiese cattoliche, mentre in Germania gli attacchi sono stati 81 e in Spagna 75.
Complessivamente si riferisce di 595 attacchi, 459 dei quali contro le proprietà e 80 contro le persone, ma soltanto un quarto di essi vanno riferiti direttamente alla Santa Sede.
Più volte in Spagna e Francia sono state rubate ostie consacrate, in Francia solo nel febbraio 2019, sono state rubate quasi 300 ostie e tre calici, in 14 casi il tabernacolo è stato forzato e le ostie profanate, in un caso un tabernacolo è stato messo a fuoco.
Anche in Spagna si sono verificate situazioni simili. A febbraio, una patena con ostie consacrate è stata rubata, mentre a marzo e ottobre dei tabernacoli sono stati forzati e le ostie consacrate gettate a terra.
Molti gli attacchi contro i sacerdoti: 4 in Polonia, 3 in Spagna e uno in Italia. Diversi i vandalismi contro le immagini religiose, elencate in Italia, Spagna, Francia.
Poi ci sono gli incendi: 20 chiese sono state oggetto di attacchi incendiari in Francia, 8 in Gran Bretagna, una in Spagna.
Secondo una recente indagine del Pew Research Center, che ha iniziato a raccogliere dati sulla materia dal 2007, emergerebbe che i paesi considerati “a rischio” di libertà religiosa nel 2018 sono 56, mentre nel 2017 erano 52. La maggior parte di essi era in Asia, in Medio Oriente e in Nord Africa, aree, queste ultime, nelle quali si registra il più elevato livello di persecuzione.
Molti i casi segnalati, quali l’incarcerazione di un membro Baha’i in Armenia, lo sfollamento di minoranze religiose in Myanmar (in particolare dei Rohingya), mentre in Uzbekistan si incarcerano le persone per estremismo religioso.
Un capitolo a parte meritano le restrizioni della Cina Popolare, tuttavia emergono problemi anche in Tajikistan e persino in India, dove le leggi anti-conversione limitano la libertà religiosa.
Le ostilità sociali contro la religione sono comunque in decremento a partire dal 2018. In generale, nel 2018 il 40% degli Stati del mondo ha sperimentato livelli di restrizione globale sulle religioni di livello alto o molto alto, 12 sono regimi autoritari, 11 ibridi, 6 false democrazie.