Il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli ha dichiarato che, oltre a conferire «priorità all’innalzamento dal 12% al 20% del credito d’imposta in ricerca e sviluppo», ha altresì annunciato che verranno identificate poche aree di progetto, ma a elevato impatto produttivo.
La politica industriale del Governo. «Al centro della politica industriale del Governo – ha affermato il ministro nel corso della sua audizione in Senato sul cosiddetto Recovery Plan -, ci sono la trasformazione digitale, l’innovazione del sistema produttivo e la sua riqualificazione «green», il rafforzamento della competitività di filiera, il sostegno alle startup e alle piccole e medie imprese (Pmi), il rilancio delle aree di minore sviluppo e maggiori investimenti nel capitale umano e della formazione professionale».
Egli ha indicato dove verranno indirizzati i fondi ottenuti grazie al Next Generation Eu, confermando il particolare focus concentrato sul piano Transizione 4.0.
«Il rafforzamento del pacchetto smart manufacturing – ha al riguardo dichiarato – è fondamentale nella nostra politica di sviluppo economico e quindi emerge con forza la necessità di orientare in un range vicino ai venticinque miliardi al fine di sostenere tutta la parte del 4.0 con i rafforzamenti di cui stiamo parlando».
Ma per attuare concretamente la strategia elaborata dal Governo si renderanno necessarie una serie di iniziative di discontinuità, tra le quali un patto con le imprese.
«Noi vogliamo una transizione vera che ci porti ad avere sistemi produttivi compatibili con l’ambiente – ha sottolineato Patuanelli -, ma per fare ciò abbiamo bisogno di discontinuità e le imprese devono avere la voglia di innovare e innovarsi, poiché bisognerà concentrarsi su poche aree di progetto, ma a elevato impatto. Inoltre, un altro criterio fondamentale sarà la disponibilità di strumenti semplificati e dall’attuazione certa e rapida, in modo da far arrivare a terra gli investimenti in tempi certi: serve un focus forte sugli interventi che andremo a fare».
Transizione 4.0. Il piano4.0″Transizione 4.0” elaborato dal Ministero per lo Sviluppo economico, amplia il precedente “Industria 4.0”, divenuto poi “Impresa 4.0”, attraverso lo stanziamento di ulteriori sette miliardi di euro per la digitalizzazione delle imprese. Il decreto del Mise risale a maggio scorso e il correlato piano incrementa il tetto di spesa ammissibile per ottenere il bonus (che sostituisce iper e superammortamento) da tre a cinque milioni di euro.
I sette miliardi verranno destinati alle imprese che maggiormente punteranno sull’innovazione, sugli investimenti green, in ricerca e sviluppo, attività di design e innovazione estetica, oltreché sulla formazione 4.0.
Settori di fondamentale importanza che dovranno favorire il processo di transizione digitale del sistema produttivo italiano, anche nell’ambito dell’economia circolare e della sostenibilità ambientale, accrescendo parimenti le competenze tecnologiche in possesso dei lavoratori.
Il decreto, oltre a consentire alle imprese di condurre gli investimenti in corso e di programmare quelli successivi con maggiori certezze sul piano operativo e interpretativo, definisce le modalità attuative del nuovo credito d’imposta per il periodo successivo al 31 dicembre 2019.
Il piano Transizione 4.0 già prevede un credito d’imposta dal 30% al 50% a seconda delle dimensioni delle imprese e delle spese sostenute, da 250.000 a 300.000 euro, per le competenze.
L’agevolazione sostiene la formazione, finalizzata alla trasformazione tecnologica e digitale, e copre i costi di personale e docenti impegnati nelle attività formative.