«A volte si corre il rischio di non potersi curare per mancanza di soldi, oppure perché alcune popolazioni del mondo non hanno accesso a certi farmaci. C’è anche una marginalità farmaceutica. Questo crea un ulteriore divario tra le nazioni e tra i popoli”. È questa la denuncia del pontefice, rivolta agli esponenti della Fondazione Banco farmaceutico convenuti presso la Sala Nervi in Vaticano in occasione dell’udienza concessa dal papa nel ventennale dell’istituzione.
Bergoglio ha quindi proseguito sottolineando che: «Troppe persone, troppi bambini muoiono ancora nel mondo perché non possono avere quel farmaco che in altre regioni è disponibile. Conosciamo il pericolo della globalizzazione dell’indifferenza; vi propongo invece di globalizzare la cura, cioè la possibilità di accesso a quei farmaci che potrebbero salvare tante vite per tutte le popolazioni».
Da questo passaggio del suo discorso il pontefice ha quindi proposto che le imprese farmaceutiche, «sostenendo la ricerca e orientando la produzione, generosamente possono concorrere ad una più equa distribuzione dei farmaci»
Il papa è poi tornato su un argomento affrontato già in precedenza, quello meglio noto come «povertà farmaceutica».
«Mentre si opera l’assistenza caritativa – ha affermato il papa -, si tratta di combattere anche questa povertà farmaceutica, in particolare con un’ampia diffusione nel mondo dei nuovi vaccini. Ripeto che sarebbe triste se nel fornire il vaccino si desse la priorità ai più ricchi, o se questo vaccino diventasse proprietà di questa o quella nazione, e non fosse per tutti. Dovrà essere universale per tutti. La Giornata di raccolta del farmaco è un esempio importante di come la generosità e la condivisione dei beni possono migliorare la nostra società e testimoniare quell’amore nella prossimità che ci viene richiesto dal Vangelo. Come ha detto il presidente siete di diverse religioni, ma Dio è Padre di tutti».