di Roberto Filippi – All’interno del grande cimitero Flaminio, più noto come Prima Porta, si trova un piccolo settore recintato con un accesso pedonale dalla via Flaminia; è quanto resta dell’antico cimitero Montebello inglobato nel dopoguerra nel Flaminio.
Tra vecchie tombe spicca un singolare sarcofago in tufo di stile vagamente etrusco con incisa sul frontale la scritta Ten. Pil. Paolo Badoglio di Addis Abeba, si tratta di un giovane ufficiale pilota di complemento figlio del più famoso Maresciallo.
Di lui poco si sa, anche per la brevità della vita: laureato e coniugato senza figli prese parte alla guerra contro l’Etiopia in una squadriglia da bombardamento meritando una medaglia d’argento, richiamato a domanda allo scoppio della Seconda guerra mondiale fu assegnato ad un reparto da ricognizione nel sud della Libia con lo scopo di controllare i francesi del Ciad che, dopo aver aderito a Francia Libera, sotto la guida del generale Leclerc attaccavano i nostri presidi nel Fezzan.
E a Sebha morì nel ribaltamento di un automezzo militare. Un piccolo mistero si origina dalla localizzazione della tomba in quanto il defunto non è seppellito nel sepolcro di famiglia a Grazzano, comune piemontese di origine dei Badoglio, ma in un piccolo cimitero rurale situato allora in zona isolata e distante quindici chilometri dal centro di Roma; aveva forse una villa nella zona?
Il sarcofago, in ragione del suo inconfondibile stile littorio, sembra essere stato predisposto poco dopo la morte del Badoglio, sul fianco molte aquile e scritte poco distinguibili perché incise nel tufo.
Tra queste spiccano i motti del ducato di Addis Abeba che il Maresciallo ottenne dopo la vittoriosa conclusione della guerra d’Etiopia «come falco giunse» e quello del marchesato del Sabotino, nella Prima guerra mondiale, «per dritto segno».
Tuttavia, le domande e le curiosità sono destinate a rimanere tali, poiché l’unica cosa certa è l’epigrafe: Ten. Pil. Paolo Badoglio di Addis Abeba Roma 6/1/1912, Sebha 30/4/1941. Caduto per la Patria.
Una motivazione che lo accomuna al milione e più di italiani, militari e civili, morti in cinque guerre in poco più di quaranta anni.